Home Cronaca Tivoli, il turismo è ancora mordi e fuggi: calano le presenze. I dati della tassa di soggiorno

Tivoli, il turismo è ancora mordi e fuggi: calano le presenze. I dati della tassa di soggiorno

Tivoli, il turismo è ancora mordi e fuggi: calano le presenze. I dati della tassa di soggiorno

Qual è il problema numero uno del turismo tiburtino? Il “mordi e fuggi”, ovvero il fatto che chi arriva a visitare le meraviglie della Superba alla fine lascia la città prima del calare del sole. Per cercare di porre rimedio all’annoso problema di soluzioni ne sono state messe in campo parecchie, ma stando ai dati relativi agli incassi ricavati dal Comune dalla tassa di soggiorno, pagata da chi opera nel settore alberghiero in base ai pernottamenti, la faccenda è ancora decisamente complicata.

Confrontando gli anni che vanno dal 2013 ai giorni nostri (la tassa è stata istituita nel 2012 e gli incassi chiaramente sono arrivati a destinazione nei 12 mesi successivi) si passa da 38.801,58 agli attuali 31.108,03 euro, dato aggiornato ai primi giorni di novembre. Il calo del trend iniziale, quando il sindaco lo faceva Sandro Gallotti, è arrivato già con il primo giro di calendario: nel 2014 gli euro pervenuti nelle casse pubbliche ammontavano a 35.038,60 seguiti dai 29.223,40 del 2015, quando a capo della cosa pubblica c’era già Giuseppe Proietti. Una diminuzione mitigata, se così si può dire, dalla buona notizia che vede comparire nell’elenco dei pagatori la Acque Albule spa. La partecipata, che gestisce tra le altre le cose le Terme di Roma e l’Hotel Victoria con le sue quattro stelle, in mano pubblica per il 60% delle azioni, per almeno due anni ha cercato di opporsi a suon di carte bollate al balzello introdotto dal governo cittadino allora in carica. Motivo? Secondo Bartolomeo Terranova, patron della Sirio Hotel titolare del pacchetto azionario di minoranza, e per anni alla guida della società per azioni, di questioni per fare resistenza ce ne erano diverse, su tutti che l’introduzione dell’imposta si basava sul fatto che Tivoli è Città d’Arte, titolo non certificato nero su bianco da nessuna parte, in barba alle ville “patrimonio dell’umanità” presenti sul suolo tiburtino. Con il cambio di guida all’interno del consiglio di amministrazione le direttive però sono cambiate e dal luglio del 2015 l’azienda paga e pure parecchio. Atti alla mano si tratta di 41.124 euro per la prima tranche saldata e di 66.893 euro, dato parziale relativo all’annualità in corso. Sommando gli affari solfurei a quelli del resto del mondo evidentemente il dato sale di molto, ma diventa poco aderente alla realtà, visto che per i tre anni antecedenti al nuovo corso termale le liquidazioni del dovuto non sono arrivate a dama. Chiaramente sul tema non sono mancate le reazioni da parte della politica: “A dispetto dei toni trionfalistici dell’assessore Barberini pare che i dati della tassa di soggiorno non siano proprio confortanti – fanno sapere dal Pd di Tivoli – siamo passati da una media di 34mila euro ai 31mila euro dell’amministrazione Proietti. Qual è la soluzione che intendono mettere in campo per correggere il tiro?”. Tiro che andrebbe corretto non solo per aiutare il settore alberghiero locale, ancora tentennante, ma anche per evitare che il famoso indotto rischi di morire di stenti.
Anna Laura Consalvi

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