Home Politica Tivoli, il Comune scioglie i derivati: ci vogliono 5 milioni di euro, tre anni di rate

Tivoli, il Comune scioglie i derivati: ci vogliono 5 milioni di euro, tre anni di rate

Tivoli, il Comune scioglie i derivati: ci vogliono 5 milioni di euro, tre anni di rate

di Anna Laura Consalvi

La storia dei derivati nel Comune di Tivoli è finita ieri pomeriggio, quando il consiglio comunale ha dato parere favorevole alla delibera con cui nei fatti si giunge ad un accordo con la banca con cui i contratti furono sottoscritti più di dieci anni fa. Si tratta di una vicenda annosa nello stretto senso del termine, che ha portato problemi economici alla Superba come ad altri comuni che in quegli anni, quelli ancora d’oro della finanza per intenderci, hanno utilizzato questo tipo di strumento finanziario per dare ossigeno alle casse pubbliche e ottenere liquidità affidandosi però al fluttuante andamento dei mercati. Una scelta che in prima battuta sembrò azzeccata per poi rivelarsi difficile da gestire, per utilizzare un eufemismo, visto l’esborso economico ingente fermatosi solo negli ultimi anni, quando il caso è arrivato agli onori delle cronache nazionali dando il via libera ad una serie di contenziosi che hanno visto le amministrazioni pubbliche vincitrici in più di una circostanza. Per la Superba, che il contratto lo ha sottoscritto in due tempi, parliamo del 2002 e del 2005, la storia ha iniziato a prendere una piega diversa nel 2011, quando l’allora amministrazione Gallotti sulla scorta di una relazione tecnica che individuava più di 2 milioni di euro di “costo occulti” decise di sospendere il derivato in autotutela. Cosa vuol dire? Niente più soldi in attesa di sapere cosa ne pensa un giudice sull’inguacchio. Giudice, quello del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) nella fattispecie, che alla fine si è espresso due anni fa, e siamo al 2015, rispedendo la palla indietro, in particolare al giudice ordinario. E qui arriviamo ai giorni nostri, ad altri consulenti e altre amministrazioni, quella guidata da Giuseppe Proietti, che alla fine ha lasciato la strada del contenzioso legale per intraprendere quella dell’accordo, che prevede lo scioglimento del derivato al costo di 5 milioni di euro, parte dei quali, circa 3 milioni e 600mila, già accantonati, mentre per il resto ci si metterà a rate da saldare in 3 anni. A votare la proposta alla fine sono stati in 15 consiglieri, tutti di maggioranza insieme al collega grillino Carlo Caldironi, unica astenuta la democrat Laura Di Giuseppe. Una scelta sicuramente necessaria ma che ha sortito perplessità per le modalità con cui Palazzo San Bernardino ha deciso di uscire di scena. “Alla fine siamo stati bidonati e mazziati. Il sindaco ha trattato con la banca e concluso la transazione perdonando di fatto alla banca stessa i problemi contenuti nei derivati – fanno sapere dal gruppo di Alleanza per Tivoli, riferendosi proprio ai famigerati costi occulti – la ratifica dell’accordo è stata proposta ai consiglieri con effetti speciali per convincerli”, concludono. Effetti speciali che hanno la forma e la sostanza di 5 milioni di euro.

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