Home Cronaca Sistema Guidonia, “totale disprezzo della collettività”: l’affondo del Riesame su politici e dirigenti in carcere

Sistema Guidonia, “totale disprezzo della collettività”: l’affondo del Riesame su politici e dirigenti in carcere

Sistema Guidonia, “totale disprezzo della collettività”: l’affondo del Riesame su politici e dirigenti in carcere

E’ in uno “squallido intreccio di interessi pubblici e privati” che la rete del sistema Guidonia avrebbe anteposto “l’arricchimento personale” alla collettività. E’ l’affondo del tribunale del Riesame che ha confermato le accuse per politici e dirigenti indagati nell’inchiesta della procura di Tivoli diretta da Francesco Menditto, su appalti pilotati e mazzette. Restano in carcere i dirigenti Gerardo Argentino e Gilberto Pucci, l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, l’ex consigliere di Forza Italia Alberto Morelli, l’ex segretaria comunale Rosa Mariani, sempre a Rebibbia il dipendente Michele Maccaroni come il dirigente Angelo De Paolis che ha rinunciato al ricorso al Riesame. Una “scelta tecnica” spiega l’avvocato Gianluca Lombardozzi, in una fase in cui “non c’è la possibilità di distinguo tra le posizioni”. Ai domiciliari gli imprenditori e i liberi professionisti coinvolti nei diversi filoni, lavori pubblici, trasporto locale, ambiente. Quindici persone in tutto nell’operazione “ragnatela”, indagate a vario titolo per corruzione, peculato, falso, e per sei c’è l’associazione per delinquere.

Si tratta di un “gruppo organizzato di pubblici funzionari corrotti che hanno occupato l’amministrazione del Comune per anni, facendo della corruzione, del favoritismo spicciolo e della sistematica violazione delle regole il modo di rapportarsi con i cittadini”. Così scrivono i giudici del Riesame che si sono pronunciati sulle istanze presentate in merito alle misure restrittive scattate il 20 aprile. In quelle modalità che andavano dal pilotare le gare pubbliche a beneficio di aziende amiche in cambio di soldi, a lavori fittizi pagati dall’ente con successiva spartizione delle bustarelle tra i pubblici funzionari e i privati, viene fotografata un’organizzazione amministrativa del Comune che si è “mossa utilizzando strumenti che sono sistematicamente illegali e soprattutto in grado di sfuggire a qualsiasi controllo di legalità, seguendo logiche di arricchimento personale e in totale spregio dei più elementari principi di buona amministrazione”. Se nelle stanze del Palazzo si agiva su due binari, “istituzionale e criminale”, dall’altra parte c’erano “imprenditori che utilizzano in maniera sistematica la corruzione per fare impresa” con un danno per il mercato e la libera concorrenza. A Guidonia Montecelio la cosa pubblica è stata gestita nel “totale disprezzo della collettività” con “effetti devastanti per i cittadini”. geape.

 

cerroni

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