Home Cronaca Guidonia, mafia e corruzione: folla di studenti al convegno. Di Matteo: “Serve una rivoluzione culturale”

Guidonia, mafia e corruzione: folla di studenti al convegno. Di Matteo: “Serve una rivoluzione culturale”

Guidonia, mafia e corruzione: folla di studenti al convegno. Di Matteo: “Serve una rivoluzione culturale”

“La vostra tensione morale ci ricorda che svolgiamo un ruolo a servizio della comunità”. Di fronte c’è la platea gremita del Teatro Imperiale, le poltrone occupate dagli studenti delle scuole superiori di Guidonia Montecelio, attenti e partecipi, nel convegno organizzato ieri per parlare di mafie e malaffare, legalità e responsabilità. Un incontro messo in piedi da Francesco Agosti, studente di giurisprudenza, in nome dell’associazione Agende Rosse creata da Salvatore Borsellino. Sul palco del teatro che affaccia proprio sul palazzo comunale, insieme al giovane e preparato Agosti, il procuratore di Tivoli Francesco Menditto, il sostituto procuratore di Palermo Antonino Di Matteo e il vice procuratore della Corte dei Conti Lazio, Ugo Montella che ha rotto il ghiaccio affrontando il tema della corruzione. “Non è solo lo scambio di favori, lo scambio economico, quello è l’ultimo gradino, dietro c’è la corruzione nel senso di decadimento dei costumi che investe tutti noi”. Non mancano i riferimenti concreti, “la Corte dei Conti ha un punto di vista privilegiato – ha detto Montella – che consente oltre ai reati di vedere lo spreco, la dissipazione. Ci dobbiamo riappropriare del concetto di etica”.

In prima fila le autorità, con la fascia tricolore seduta accanto al comandante della polizia municipale Marco Alia, c’è il commissario prefettizio Alessandra Nigro che alla fine dell’incontro omaggerà con una Triade in miniatura. Accende un riflettore sul territorio, il procuratore di Tivoli Menditto: “C’è la presenza di tracce di associazioni criminali, noi dobbiamo stare attenti ai presupposti, alle situazioni che possono alimentare altri tipi di criminalità. Non dobbiamo pensare che sia un tema di altri, non abbiamo bisogno di eroi ma che ognuno faccia la propria parte”. Inizia a parlare Di Matteo, che ha indagato sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, chiarendo subito il contesto: la questione mafiosa è questione nazionale. “E’ la più grave compromissione della democrazia nel nostro Paese, un Paese sempre più senza memoria. In 30 anni sono stati uccisi magistrati, prefetti, politici, ufficiali dei carabinieri, imprenditori, sacerdoti, giornalisti: un vero attacco terroristico alle istituzioni”. Esorta gli studenti, “non siate indifferenti”, perché l’indifferenza ha ucciso Falcone e Borsellino “prima del tritolo mafioso”, li guarda, “non sopportate le ingiustizie ragazzi”, dice Di Matteo, che traccia un’indicazione precisa. “Per sconfiggere la mafia bisogna colpire i rapporti esterni e la corruzione, è necessaria una rivoluzione culturale che non può che partire dai giovani per la libertà e la democrazia. Alla mentalità del favore bisogna sostituire quella del diritto, alla paura la mentalità del coraggio”.

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