Home Cronaca Guidonia, da aprile chiude il centroantiviolenza. Servizio sospeso fino a nuovo bando

Guidonia, da aprile chiude il centroantiviolenza. Servizio sospeso fino a nuovo bando

Guidonia, da aprile chiude il centroantiviolenza. Servizio sospeso fino a nuovo bando

Dal primo aprile verrà sospeso il servizio del Centro Ascolto Donna a Guidonia Montecelio, il presidio contro la violenza di genere all’interno dei locali dell’Ihg. Scade la gestione già in proroga all’associazione Centrailsogno e il Comune ha avviato le procedure per un nuovo affidamento. Fino all’esito del bando quindi niente più assistenza alle donne. Impossibile allungare ancora i tempi senza passare da selezione pubblica, il centro è passato di competenza da un settore all’altro nel Palazzo a fine febbraio, nell’ambito della riorganizzazione, quando è arrivato ai Servizi Sociali che si sono trovati con la gestione in scadenza a fine marzo. Secondo le nuove regole, per affidamenti superiori ai 40mila euro – come in questo caso, intorno ai 70mila – il Comune si deve rivolgere alla Stazione unica appaltante della Città Metropolitana che materialmente si occupa delle procedure di gara. Tre settimane fa è partita la lettera con cui si è chiesto di avviare il bando, e dagli uffici provinciali ancora nessuna risposta. Mentre il Comune sollecita, il centro contro la violenza di genere dovrà comunque interrompere il servizio fino all’esito della gara pubblica.

Il centro. Dal sostegno psicologico a quello legale, attualmente il centro vede impegnati due psicologi, un assistente sociale, un avvocato e due operatori per l’ascolto, nell’equipe guidata da Teresa Zampino che da marzo 2016 mette in campo la propria esperienza. Maltrattamenti in famiglia e coniugali, maltrattamenti su minori, molestie sul posto di lavoro, stalking, mobbing, bullismo, sono le situazioni di disagio affrontate dagli esperti.

La responsabile. “Accoglienza, ascolto senza giudizio, consulenza psicologica e legale, ricerche, convegni, sensibilizzazione nelle scuole, rete con il territorio. Queste sono le parole chiave che hanno caratterizzato il nostro lavoro del Centro Antiviolenza di Guidonia dall’8 Marzo 2016 ad oggi – dice Teresa Zampino – per aumentare la consapevolezza nelle donne, nel pieno rispetto di quel silenzio che le accompagna, ma che in realtà urla tutta la violenza vissuta. Un lavoro energico ma discreto per far comprendere che la brutalità non può essere un segreto o qualcosa da nascondere. Non possiamo sapere quale sarà il futuro del nostro Centro Antiviolenza, tra il rimpallo di responsabilità, cifre discusse, delibere attese, ma noi ci impegneremo, qui o altrove, con altre forze e alleanze per la convinzione che le donne e i bambini che subiscono violenza vengono prima di tutto”.

La storia. “Però oggi, dopo 13 mesi di lavoro sul territorio abbiamo chiesto ad alcune donne di poter raccontare le loro storie, quelle giunte quasi a termine, se di termine si potrà mai parlare e con semplicità e serenità ne hanno dato conto.
Vogliamo riportare una storia di lunghe vessazioni, violenze sistematiche, ma anche una storia di grande coraggio, di dignità e buon esito della rete di protezione attivata. Parliamo di una donna (evitiamo di rinominarla con nomi di fantasia, per non negarle l’identità), madre di tre figli, vittima di aggressioni fisiche, verbali, di maltrattamenti di ogni genere, cacciata di casa dal padre dei suoi figli, che ha avuto il coraggio di sporgere sistematicamente denuncia, con l’assistenza dei Carabinieri di Guidonia, che ha avuto il coraggio di rivolgersi al nostro Centro indirizzata dal proprio Legale di fiducia Avv. Carlo Giuliani del Foro di Tivoli, che ha attivato tutte le procedure per l’affidamento esclusivo dei figli e per le determinazioni economiche, che, infine, in seguito ad apposita istanza di parte ed intervento anche del Centro, ha ottenuto, grazie alla sensibilità e prontezza della Procura della Repubblica di Tivoli e dell’Ufficio Gip, un ordine di protezione: all’ex compagno violento, ferma la presunzione di non colpevolezza, ma stante l’evidenza dei fatti, è stato fatto divieto di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 200 metri, ed è stato fatto divieto di qualsiasi forma di comunicazione con la donna, che riceveva decine e decine di messaggi di minaccia, di ingiuria, sia privatamente che su Facebook. Si è trattato di un calvario durato oltre un anno, sopportato con coraggio e connaturato legalmente con determinazione esemplare dalla donna, impaurita, ma non timorosa, confidente nell’appoggio che riceveva a 360° da parte del Centro Antiviolenza, il quale l’ha sostenuta passo dopo passo grazie al team di professionisti del Centro. Ce ne sono altre di storie che si potrebbero raccontare, per dare un esempio ed un incoraggiamento; tuttavia il nostro Centro ha, sin dall’inizio, scelto un profilo basso, rispettando la libertà di autodeterminazione della donna offesa, rifuggendo dalla pubblicità autoreferenziale che tanto nuoce alla missione. Il profilo basso scelto non ci ha favorito, nell’epoca della esibizione e delle celebrazioni e talvolta con le stesse istituzioni il dialogo non è stato facile o è stato rifiutato assumendo un atteggiamenti di negazione nei nostri confronti che invece siamo una realtà”.
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