Home città Guidonia “Albuccione non è terra di nessuno”. Il polo civico chiede lo sgombero e una svolta sociale per il quartiere

“Albuccione non è terra di nessuno”. Il polo civico chiede lo sgombero e una svolta sociale per il quartiere

“Albuccione non è terra di nessuno”. Il polo civico chiede lo sgombero e una svolta sociale per il quartiere

“Albuccione non è una terra di nessuno, né un porto franco”. La rivolta anti rom nel quartiere di Guidonia Montecelio è esplosa martedì sera con una sassaiola tra residenti e abitanti del campo abusivo, “un’emergenza annunciata” per il polo civico che parla per la prima volta dopo le elezioni. Una fase troppo delicata per restare in silenzio tanto più se – come ribadiscono Aldo Cerroni e i consiglieri Mario Valeri, Mauro De Santis e Mario Proietti – gli elementi per questo disastro annunciato erano tutti sul tavolo. L’urgenza è ripristinare la legalità, lo dicono chiaro e tondo, cioè sgomberare l’insediamento abusivo con una presenza sul posto delle forze dell’ordine ma l’azione non può e non deve fermarsi qui. Le istituzioni devono tornare all’Albuccione costruendo una rete sociale che è praticamente inesistente.

Sgombero e integrazione. “La questione – dicono le liste Guidonia Domani, Il Biplano e Nuovo Progetto Democratico –, deve essere affrontata su due fronti. Innanzi tutto si deve procedere allo sgombero immediato di ogni insediamento abusivo nel nostro Comune, partendo proprio da quello dell’Albuccione, e contemporaneamente si devono avviare politiche sociali e di integrazione che pongano rimedio alla condizione degli abitanti più deboli degli insediamenti, i bambini, che vivono, o meglio dire sopravvivono, in quelle baracche”.

Il tavolo e il presidio fisso.
Scoppiato il caso ora non si torna indietro, il polo civico chiedi quindi che il Comune convochi con urgenza “un tavolo tecnico con Città Metropolitana, forze dell’ordine, servizi sociali e rappresentanti dei cittadini e delle scuole del territorio. Primo obiettivo è ripristinare la legalità, con un presidio fisso davanti alla baraccopoli e frequenti controlli nell’insediamento e nelle vie limitrofe, così da mantenere sotto controllo i roghi tossici e gli eventuali problemi legati a furti e ricettazione. Occorre far capire che l’Albuccione non è una terra di nessuno, né un porto franco. È un’area controllata, dove si rispettano le leggi dello Stato italiano. Al contempo i servizi sociali devono intervenire maggiormente su quelle famiglie che intendono integrarsi, aiutandole a percorrere questo cammino che, comunque, li deve portare fuori da quella baraccopoli che andrà chiusa ed i terreni messi in sicurezza. Per le altre famiglie che non vogliono seguire questa strada devono essere avviati i percorsi previsti delle leggi a tutela dell’infanzia”.

L’occhio ai civici tiburtini. “Non serve guardare a Torino, come dichiarato dal sindaco Barbet, basta girarsi un attimo e guardare cosa accaduto a pochi chilometri dell’Albuccione – concludono Cerroni, Proietti, Valeri e De Santis –. ad esempio a Tivoli l’amministrazione comunale diversamente dal passato è riuscita a risolvere il problema di Stacchini, una baraccopoli abusiva che è arrivata a contare oltre 500 presenze. Un piccolo paese illegale. Sostenendo chi voleva integrarsi, agevolando chi voleva tornare a casa, facendo rispettare le leggi, in pochi mesi l’area è stata liberata”. redpol.

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