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Viaggio nella maratona di Boston con Cristiano Giovannangeli, atleta tiburtino

Viaggio nella maratona di Boston con Cristiano Giovannangeli, atleta tiburtino

di Alessandro Galastri

Un’avventura unica e indescrivibile, quella vissuta da Cristiano Giovvannangeli in occasione della 121esima edizione della maratona di Boston. Dopo anni di sacrifici e di corsa, finalmente il sogno del 42enne atleta tiburtino della Podistica Solidarietà si è avverato lo scorso 17 aprile. La sua passione per I Celtics, la voglia di ricordare e commemorare le vittime dell’attacco terroristico del 2013, in quella giornata maledetta ricordata per quelle crudeli esplosioni, a pochi metri dal traguardo, tra la folla festante per l’arrivo degli atleti. Tra gli altri in quella occasione perse la vita un bambino di soli 8 anni e di nome Martin, a cui Cristiano a fine gara ha dedicato la sua corsa, lanciando uno sguardo verso il cielo.

Il tempo all’arrivo non è stato dei migliori, ma quello che resterà sempre dentro il maratoneta orange sarà quello di aver assaporato una magica atmosfera, un’affascinante sensazione di trovarsi in un luogo per certi versi magico e mitologico. Cristiano ha dato tutto ciò che aveva, fungendo da esempio per milioni di appassionati della maratona di come un atleta possa sempre coronare e raggiungere i propri sogni, anche quelli che sembrano inarrivabili e irraggiungibili.
‘’Una sensazione unica – le parole di un emozionatissimo Giovannangeli di ritorno dagli Stati Uniti – penso che questo sia uno dei giorni più emozionanti della mia vita. Una giornata con un caldo infernale che ha compromesso il risultato sportivo, ma che comunque non ha minimamente intaccato la bellezza di una maratona tra le più belle al mondo. Desideravo farla da anni, l’ho fatta, sono arrivato e mi sono goduto 42km di un tifo da stadio. La prestazione lascia il tempo che trova, ma la soddisfazione di tagliare il traguardo e dedicare la vittoria alle povere vittime del 2013 ha significato tantissimo per me. Odori, colori e suoni che non dimenticherò mai più, non importa se quel giorno non era adatto a gareggiare, non importa aver corso lontanissimo dai miei tempi usuali e non importa aver percorso 12 km con lancinanti dolori di crampi. Quello che conta è che per più di tre ore sono stato partecipe di un sogno che ho realizzato dopo tanti anni, ho corso la maratona di Boston, ho tagliato il colorato traguardo della linea finale della Boylston Street, ricevendo migliaia di applausi da un pubblico meraviglioso che mi ha sempre spinto a non mollare. Ringrazio la città Boston per avermi fatto vivere questa splendida avventura, tutti coloro che hanno reso quest’atmosfera così magica facendomi comprendere appieno i valori così umani di questa città di cui tanto avevo sentito parlare. Grazie per questa indimenticabile Maratona che dedico in particolar modo al piccolo Martin, che da lassù credo non abbia rinunciato a seguire ognuno di noi fino all’arrivo anche stavolta.’’

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