Home Cronaca Tivoli, scatta il divieto di coltivare fave: ecco dove. E restrizioni anche per i commercianti

Tivoli, scatta il divieto di coltivare fave: ecco dove. E restrizioni anche per i commercianti

Tivoli, scatta il divieto di coltivare fave: ecco dove. E restrizioni anche per i commercianti

In gioco ci sono vite umane, scatta il divieto di coltivare fave nei centri abitati di Tivoli e in alcune zone ben delimitate dall’ordinanza firmata dal sindaco Giuseppe Proietti che invia precise direttive anche ai commercianti.

La premessa è che nel territorio comunale risiedono persone affette da favismo tanto che il solo contatto con le fave o l’inalazione dei loro pollini può causare gravi crisi da mettere in pericolo la vita. Ecco perché il Comune ordina il divieto assoluto di coltivare fave all’interno dei centri abitati, in particolare di Tivoli, Tivoli Terme, Villa Adriana, Campolimpido, zona Arci, nonché entro 300 metri in linea d’aria dall’ultima casa dell’aggregato urbano.

Inoltre è vietato coltivarle in queste zone, ricadenti nel raggio di 300 metri linea d’aria dalle abitazioni delle persone affette da favismo. Quindi l’area compresa tra via Empolitana, lato sinistro, fosso Empiglione, fiume Aniene fino al confine con Castel Madama, via degli Acquedotti, via dei Ruderi romani, via Empolitana lato destro, fosso Empiglione fino al confine con Castel Madama. E ancora via Mascagni, via Verdi, via Cesurni, via Casal Bellini primo tratto, via Bernini e vie limitrofe fino al civico 20 di via Favale e l’area compresa nella zona di via Leonini, via Melograno, via Campolimpido, via Favale, via Carlo Borromeo e via Casal Bellini. Il divieto scatta inoltre entro 300 metri in linea d’aria dalle strutture utilizzate dal pubblico, cioè ospedali e strutture sanitarie, scuole, istituti residenziali per minori e anziani, edifici pubblici, compresi il cimitero, impianti sportivi, uffici postali e luoghi di culto, caselli autostradali, ristoranti e luoghi di divertimento e svago.

Inoltre l’amministrazione comunale ordina l’obbligo di segnalare la coltivazione di fave nelle zone non soggette a divieto mediante appositi cartelli ben esposti di dimensioni non inferiori a 30 per 45 centimetri. I gestori di attività in cui si procede alla somministrazione di alimenti sono tenuti poi a mettere cartelli ben esposti, delle stesse dimensioni. C’è infine la disposizione stringente per i commercianti che espongono e vendono fave fresche, sia nei negozi che in forma ambulante, di confezionare in contenitori chiusi le fave e le stesse misure devono essere adottate all’interno degli ospedali, nelle scuole e in tutti gli uffici pubblici compresi le poste. Chi già coltiva fave nelle zone vietate ha tempo sette giorni per toglierle, pena sanzioni.

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