Home città Guidonia Guidonia, sette ore di consiglio: urla, liti e di urbanistica non si parla. L’aula è per “Impastato e le vittime di mafia”

Guidonia, sette ore di consiglio: urla, liti e di urbanistica non si parla. L’aula è per “Impastato e le vittime di mafia”

Guidonia, sette ore di consiglio: urla, liti e di urbanistica non si parla. L’aula è per “Impastato e le vittime di mafia”

“Si sta a ciurlare qui dalle nove di questa mattina, sono le 17 passate. La gente non ne può più, lo credo che non vanno più a votare”. Mario Valeri torna dopo una breve assenza e non crede ai suoi occhi. Il consiglio è ancora a pieno regime. A Guidonia Montecelio sono servite più di sette ore e sospensioni a getto continuo per votare il regolamento sulle associazioni tra interventi al veleno e intitolare l’aula consigliare a Peppino Impastato e alle vittime della mafia. Il piatto forte doveva essere l’urbanistica e invece si è rivelata un flop, liquidata – quella sì – in un battibaleno tra le proteste dell’opposizione.

Alta tensione. Gli ordini del giorno sono tutti leggeri, nel senso – meglio precisare – che non ci sono deliberazioni decisive per la città. Mozioni e regolamento. Eppure serve un tempo che sembra infinito con improvvisi picchi di tensione come la semi rivolta degli operatori del sociale che ha richesto l’intervento dei carabinieri. E’ un consiglio così, in cui accade un po’ di tutto, tra le citazioni di Harry Potter a pomeriggio inoltrato di Claudio Zarro capite solo dal vicino Giuliano Santoboni che accenna un mezzo ghigno, le grida di Giovanna Ammaturo in piedi contro Alessandro Cocchiarella, per non parlare della democrat Paola De Dominicis quasi fuori di sé per la gestione dei lavori dell’aula. Insomma, è un caos, parola tra le più ripetute e per varie ragioni.

Maledetta primavera. Dopo l’antipasto della mensa e della sorte del centro diurno per disabili, si arriva all’urbanistica. L’affaire è atteso negli ambienti politici e economici, alle spalle ci sono le recenti polemiche sulla gestione della relativa commissione, preme sapere quale approccio terrà il governo cinque stelle rispetto ai piani urbanistici dell’epoca Rubeis. Molti ancora fermi al palo dopo lo stop, che doveva essere momentaneo, imposto dalla dirigente Piseddu perché illegittimi. Il polo civico con il sostegno dell’intera minoranza presenta una interpellanza a risposta orale, la legge Mauro De Santis, risponde leggendo a sua volta il sindaco Michel Barbet, e in sostanza dice poco, è una rivisitazione degli aspetti tecnici, niente di nuovo. A quel punto il presidente dà l’opportunità a De Santis di una replica ma chiude a ulteriori interventi dell’opposizione. Il regolamento impone così, l’interpellanza è una anche se con tutte le firme e quindi l’intervento è uno. Scoppia la bagarre. De Santis annuncia che ripresenteranno il documento per riportare il caso in consiglio, la collega del piddì De Dominicis, va via, “ci volete imbavagliare è inaccettabile”, le uniche indicazioni scarne le concede l’assessore Chiara Amati. “Prima di poterci esprimere abbiamo bisogno di ulteriori verifiche. Laddove possibile la linea è di sbloccare i piani, ma solo laddove possibile. Risposte concrete le avremo in primavera”.

Regolamento, emendamenti e la segretaria. Via libera ieri al regolamento per le associazioni, illustrato dal cinque stelle Matteo Castorino, che istituisce il registro e costituisce l’assemblea delle associazioni. Anche qui si scatena il putiferio, perché il regolamento viene contestato dalle opposizioni su più piani che a loro avviso non funzionano, nella forma e nella sostanza. Il peggiore la presenza di un consigliere comunale, il democratico Mario Lomuscio lo mette in evidenza, si snatura il senso, ma niente. Anche la segretaria Annalisa Puopolo interviene e fa presente le note stonate rispetto alla composizione dell’assemblea. La consigliera Ammaturo di Noi con Salvini la riprende, e la segretaria esplode: “Eravate abituati a un’altra figura, io sono tecnica, mi offendo perché non ho bisogno di visibilità”. Il regolamento lo votano così.

Aula Impastato. Fuori è buio quando si arriva alla proposta di Claudio Caruso, l’intitolazione dell’aula a Peppino Impastato, giornalista assassinato nel ’78 dalla mafia. Lo dice Caruso, è “un atto simbolico” ma le opposizioni non ci stanno, la contro proposta è rendere omaggio a “tutte le vittime della mafia”. Una carrellata di interventi, “questa non è solo l’aula della legalità ma della politica”, dice il capogruppo piddì Simone Guglielmo, “non possono esserci vittime di serie A e di serie B, allora meglio intitolarla a tutti coloro che hanno perso la vita per colpa della mafia”. Dai fronti salviniani la Ammaturo sintetizza, “dimostrate di avere una data di nascita ma non una storia”, si accende il microfono di Giuliano Santoboni. Il capogruppo pentastellato, accoglie in parte le richieste della minoranza e propone una mediazione, aula Peppino Impastato e le vittime di mafia. Caruso la fa sua, ma la minoranza non ci sta. Si alzano e se ne vanno. Anche due consigliere dei cinque stelle avevano lasciato i banchi, Laura Santoni e Laura Spinella, ma – per carità – per impegni di famiglia.
Gea Petrini

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