Home Cronaca Guidonia, lettere “pazze” per la mensa scolastica. Il commissario: “Inammissibile”

Guidonia, lettere “pazze” per la mensa scolastica. Il commissario: “Inammissibile”

Guidonia, lettere “pazze” per la mensa scolastica. Il commissario: “Inammissibile”

“Intanto dobbiamo ringraziare i cittadini per la pazienza”. Diretto, il commissario Giuseppe Marani va giù duro contro le inefficienze del Comune che stanno sollevando proteste: circa 1.500 lettere sono state inviate nelle case di Guidonia Montecelio. Si chiede di dimostrare di avere pagato la retta della mensa, con le famiglie costrette quindi a produrre prova dei bollettini, anche due o tre volte. Un caos.

E’ il secondo anno che in Comune scatta la caccia ai morosi perché non si ha modo di capire di chi siano i soldi arrivati. L’anno scorso le lettere inviate furono 3.000, a tappeto, per tutte le famiglie che usufruiscono del servizio mensa scolastica. Il problema, non risolto, si è ripetuto in queste settimane: le somme che confluiscono nel conto predisposto dal Comune sono – è proprio il caso di dire – anonime. Questo perché solo i bollettini pagati alla Posta diventano poi elenchi, grazie a una convenzione esistente. Dalle ricevitorie e dalle banche, invece, niente. Così a farne le spese sono i cittadini: per rintracciare gli evasori, che sono in numero ben inferiore a quello dei destinatari delle lettere, il Palazzo pretende una dimostrazione – anche via mail – dell’avvenuto pagamento della retta.

Disservizi che per il commissario Marani davvero non si possono più ignorare. “Devo immaginare che il settore Cultura non abbia un sistema adeguato per registrare i pagamenti. Non è credibile, non possiamo far gravare sui cittadini problemi strutturali del Comune, vanno risolti”. E’ necessario quindi un software adeguato – suggerisce Marani – per immagazzinare i dati, ragione per la quale ha deciso per l’accesso al sistema messo a disposizione dalla Città Metropolitana. “Qui rischiamo che uno stesso atto venga protocollato tre volte, non possiamo addebitare ai cittadini problemi nostri, che piaccia o meno agli uffici. I dipendenti pubblici sono al servizio dei cittadini, c’è modo e modo di rendere quel servizio, e qui di strada da fare ce n’è. Bisogna capire dove sono i nodi – conclude il viceprefetto – e scioglierli, se non si può allora si taglino. Se il Comune non può capire chi ha pagato, allora diamo i numeri. E non è ammissibile”.
Gea Petrini

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