Home Cronaca Cave Guidonia, i lavoratori al governo 5S: “State condannando 500 persone”. E’ pieno scontro

Cave Guidonia, i lavoratori al governo 5S: “State condannando 500 persone”. E’ pieno scontro

Cave Guidonia, i lavoratori al governo 5S: “State condannando 500 persone”. E’ pieno scontro

Lo scontro porterà in piazza i lavoratori del settore estrattivo. E’ una bufera vera quella che scoppia a Guidonia Montecelio, “hai mandato trenta persone a casa” grida un operaio dietro al vetro all’indirizzo dell’assessore Tiziana Guida, le autorizzazioni alle cave non vengono prorogate, le aziende falliscono, in  tanti già senza lavoro. L’apice si tocca ieri mattina in una tesa riunione di commissione nell’aula di Guidonia Montecelio dove l’amministrazione cinque stelle, venendo meno agli impegni del sindaco Michel Barbet, ha di fatto posto sul tavolo la chiusura delle cave, “era nel programma” dice Alessandro Cocchiarella protagonista a più riprese di liti con i sindacati presenti e con l’opposizione. E’ un caos che rischia di trasformarsi in una valanga sul piano occupazionale e sociale, 500 sono i lavoratori diretti, più di mille quelli dell’indotto.

Già la partenza non è delle migliori, le commissioni congiunte ambiente e attività produttive vengono convocate nella location del consiglio comunale, in presidenza ci sono Cocchiarella dell’ambiente, Claudio Zarro a capo dell’altra, l’assessore Guida e il vicesindaco Davide Russo che lascerà però la sala prima della fine. La dirigente Paola Piseddu in posizione laterale e quindi i consiglieri schierati. Arrivano i rappresentanti delle tre sigle sindacali di settore, Claudio Coltella (Fillea Cgil), Remo Vernile (Feneal Uil), Daniele Mancini (Filca Cisl), con una delegazione di lavoratori, ma viene impedito di entrare, tutti dirottati al di dà del vetro in zona platea. Simone Guglielmo del piddì per solidarietà non mette piede in aula, il clima è subito pesante.

La Guida pone il tema ambientale, “gli imprenditori ci portano solo problemi, noi cerchiamo di tutelarci e non procedere con la devastazione, non va bene come si sta cavando”, intanto esplode la rabbia dei lavoratori, “non sei neanche venuta al tavolo, hai mandato trenta persone a casa, adesso vengono a mangiare a casa tua” urlano gli operai, ma lei insiste: “Le risposte devono venire dagli imprenditori, loro hanno sfruttato il territorio senza regole”. Somiglia a un inizio formale delle ostilità, la platea freme, tocca a Mario Lomuscio del Pd. “Assessore per lei l’unico problema è quello ambientale, dimentica le famiglie che devono salvaguardare il posto di lavoro. Lei al tavolo non c’era, ne va creato uno permanente, non possono pagare i lavoratori”. Applausi. Il civico Mario Valeri parla del travertino come “di una ricchezza del territorio, la politica deve saper fare sintesi e coniugare. Non possiamo fermare lo sviluppo. La risposta non può essere chiudere le cave”.

Lamenta la carenza di forze in ufficio, “solo due unità”, la dirigente Paola Piseddu duramente contestata dai sindacati. “Le aziende hanno disatteso il ripristino e oggi la situazione è irreversibile, manca il materiale per il ripristino e l’ufficio non è nelle condizioni di risolvere, dagli imprenditori non arrivano proposte perché non saprebbero come ricolmare”. Grida Coltella: “Ma sei una tecnica o una politica? Cosa sei?”, grida e ancora e ancora, Piseddu prosegue: “Il problema delle autorizzazioni è che cozzano, ho disagio perché la situazione non è rosea e non ho strumenti per risolverla”. Ci sono momenti ad alta tensione con Cocchiarella oggetto di attacchi, “arroganti” gridano i sindacalisti ai cinque stelle che poi in una delegazione di tre vengono fatti entrare nell’aula.

“Ho sentito cose che non corrispondono al reale – dice Coltella della Fillea Cgil – La situazione è difficile, il mondo non è più lo stesso di dieci anni fa, serve il buonsenso nel rispetto del territorio e dell’occupazione. Abbiamo chiesto a questa amministrazione risposte progettuali. L’imprenditore può permettersi di stare fermo tre anni, i lavoratori no. Io ho rispettato questa amministrazione, fuori mi chiedevano di fare oggi una manifestazione importante, invece ho creduto al sindaco che doveva arrivare con proposte concrete. Non ci sono e sento anzi cose gravi. Volete chiudere? Ditemi cosa devo fare con 500 lavoratori, assumetevi la responsabilità di dire loro che devono stare a casa. Così al settore restano poche settimane di vita. Non avete neanche letto i nostri documenti, le proposte del distretto, è gravissimo. Ditelo, le cave vanno chiuse, così Bruno – e si volta verso un lavoratore – può sapere che non deve sperare più e neanche più darvi il voto”. Sul posto arriva poi anche Massimo Leonio di Potere al popolo, “i lavoratori oltre al blocco del lavoro ormai precario o ormai perso, devono subire la lontananza dell’amministrazione e delle politiche lavorative portate avanti negli ultimi anni”. La parola fine la mette Alessandro Cocchiarella che nel pieno del dibattito: “Voi lo avete letto il nostro programma?”. E snocciola l’articolo in cui si promette la dismissione delle cave, la fine del settore. Sbaglia l’articolo, dice 15 invece è 14, ma che importa.
Gea Petrini

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