Home Cronaca Veronica Evangelisti scrittrice: un talento fatto di ironia e consapevolezza

Veronica Evangelisti scrittrice: un talento fatto di ironia e consapevolezza

Veronica Evangelisti scrittrice: un talento fatto di ironia e consapevolezza

di Alessandra Paparelli

Intervista a Veronica Evangelisti, scrittrice emergente del nordest romano,  di Fonte Nuova, talentuosa, ironica, dissacrante. In grado di passare da un noir al sarcasmo, dall’ironia alla malinconia, dalla fragilità alla forza. 

Da Un posto per Victoria a Donne Fenice, i tuoi libri, i tuoi splendidi lavori: che cosa è cambiato e c’è un filo conduttore tra questi due diversi momenti?

Grazie mille per il complimento. Tra il primo e il secondo romanzo c’è in mezzo il mare della consapevolezza. Il primo libro è nato per un bisogno, per gioco e prima della sua uscita sono passati quattro anni perché avevo paura del giudizio, non sapevo dove mi avrebbe portato, mi ha trainato verso un mondo ignoto. Con il secondo invece, sono stata io a dirigerlo, oltre alla scrittura, sapevo cosa volevo e dove arrivare, perché il libro è un mezzo per arrivare alle anime.

Donne Fenice, è un libro coraggioso? Come è nato?

Donne fenice è nato un giorno mentre ero al supermercato con la mia migliore amica dai tempi dell’asilo e ho incontrato “la fenice delle fenici”. Finiti i saluti, sono entrata in auto, mi sono girata verso questa amica e le ho detto: “ma pensa a fare un libro su di noi!” Il pomeriggio di quello stesso giorno ero al telefono con una certa Alessandra Paparelli, anche lei un gran donna fenice e mentre discutevamo sulla forza di combattere delle donne, mi è venuto in mente il titolo del libro, e le dissi: noi Donne siamo come le fenici rinasciamo dalle ceneri, siamo Donne Fenice…il resto è nel libro.

Sei donne si incontrano dopo 20 anni ad una cena. Queste donne si raccontano, sono cresciute e cambiate, la vita ci cambia ma la loro amicizia non è mutata. Si rinasce dalle ceneri? E tu, Veronica, sei mai rinata dalle ceneri?

Io sono nata dalle ceneri. Al momento della mia nascita ci furono delle complicazioni, stavo per morire, fu un parto difficile per mia madre, credo di avere avuto in quel momento l’imprinting con l’attaccamento alla vita. Appartengo a una cultura semplice, a una famiglia di bersagliere, ho sempre ascoltato le storie degli anziani, se trovavo un vecchietto da piccola diventava il mio amico. Nei momenti difficili della mia vita ho sempre fatto il paragone su quello che stavo passando io in confronto a chi magari in quel momento stava peggio, ho messo su il miglior sorriso e ho combattuto, perché le guerre solo a testa alta si vincono. Ho sempre preso il dolore, l’ho custodito, l’ho studiato e ho trovato la parte debole: solo se si tocca il fondo si può risalire. Linda la narratrice mi somiglia, come me ha avuto un figlio nato con i piedi torti, come me ha avuto un figlio prematuro, come me ha assistito a un suicidio, e come me ha trovato forza in questo.

A chi è destinato questo libro? O meglio, a quale donna è destinato?

Questo libro, paradossalmente sta trovando consensi anche negli uomini, che scoprono lati ignoti del mondo femminile. Tutte le donne possono immedesimarsi in una storia, anche se vissuta indirettamente. Una cosa che ho notato, è che alcune persone dopo aver letto il mio libro mi chiamano dicendomi che grazie a Donne Fenice hanno in mente un nuovo progetto, oppure di chiudere con il passato; è come se il libro avesse un messaggio diverso in base al lettore.

Inevitabile parlare di emergenza Coronavirus. Come stai gestendo questo difficilissimo momento per il nostro Paese in una pandemia mondiale? Come ti sei organizzata a casa?

I primi giorni ero nella fase dell’incredulità, poi la consapevolezza, il dolore e infine l’adattamento. Noi esseri umani abbiamo questo grande dono di evolverci a seconda delle necessità, perché non sfruttare questa dote? Ho la fortuna di avere una famiglia di iperattivi, una casa, un giardino, un gatto, vivo il mio quotidiano di madre e moglie, evito di guardare le notizie e più vado avanti più cerco di staccare dai social, che mettono ancora più ansia con le fake news. Cucino molto, in questo momento mi rilassa.

Come gestisci il tuo scrivere, la vena creativa, con la cura dei figli e della casa?

 Parola d’ordine ORGANIZZAZIONE! Più faccio e più ho voglia di fare. Io ho una routine, con degli orari, che sembrano assurdi, ma che aiutano a gestirmi al meglio il tempo, che è dettato dagli impegni dei bambini, in base a quello riesco a organizzarmi tutto: la casa, il lavoro per mio marito, i Social, la camminata con le amiche, lo svago. Io ho bisogno di stare in mezzo alla gente, di assorbirla. Infatti giro sempre con un taccuino in borsa, o le note vocali dove incido i miei pensieri; se non posso farlo, li ripeto in mente fino a memorizzarli e appena posso li scrivo. Poi appena ho un momento mio, di solito la notte, scrivo e mi libero, imprimo la mia anima su un foglio. Delle volte però lo ammetto, mi era capitato di addormentarmi mentre mio figlio si allenava in piscina.

Qual è l’ora migliore della giornata per scrivere, secondo la tua esperienza e professione? 

La notte, se sono in orario scolare, posso fare anche le tre di notte. In orario estivo o come in questo momento del Coronavirus, la mattina presto prima di svegliare i bambini.

Letture al tempo del Coronavirus; cosa consigli ai lettori e lettrici di Dentro Magazine?

Consiglio gli autori emergenti. I classici sono noti e sempre disponibili, i blasonati anche. Invece gli scrittori emergenti, sono delle persone che vivono il quotidiano, che scrivono in modo moderno e possono far avvicinare i neofiti alla lettura. Le raccolte di racconti per esempio, aiutano a scoprire in poche pagine generi e autori, ignoti ma meritevoli. Io ne ho scritte due: Ombre e I colori dell’anima insieme ad altri sei autori, abbiamo scelto una parola e da lì abbiamo sviluppato sette racconti diversi nello stile e nella forma, dando al lettore un’ampia scelta e da farlo avvicinare all’autore preferito. Inoltre gli autori emergenti, cercano il contatto con il lettore, lo aspettano, vogliono interazione. Riusciresti a ottenere lo stesso da Jane Austen? Magari!

In Italia non si legge, emergenza Nazionale. Al tempo del Covid-19 assistiamo al crollo dei libri, della letteratura, dell’acquisto libri. Salgono tv, internet e radio.  Cosa ti senti di dire?

Anche io in questo periodo non riesco a leggere, perché la mente vaga, in questo momento la gente cerca leggerezza e poco impegno intellettuale, le immagini devono arrivare pronte nel cervello, non si riesce a crearle. Un aiuto però può essere l’audio libro. Inoltre le librerie chiuse sono un grande ostacolo, ma ci sono gli e-book che possono sopperire, però poi incombe la mancanza di volontà. Sai quante persone mi dicono, prendilo tu il libro su Amazon io non sono capace, non riesco. In Italia siamo tanti scrittori e pochi lettori, c’è più domanda che offerta. Ho scoperto da poco i libri low content, sono libri vuoti, come dei diari, che scalano le classifiche di Amazon, salendo sopra a J.K. Rowling: la gente li acquista per impulso da shopping, per la copertina o per scrivere un diario, è diventato uno dei business più produttivi del mondo: vendere un libro vuoto! Significa che la gente ha bisogno di riempire un vuoto, di raccontarsi ma non vuole ascoltare.

Progetti prossimi? A cosa stai lavorando?

Sto scrivendo, un progetto nato come Romance, ma che sta affrontando dei temi ostici per la nostra cultura. Sono in fase esplorativa, di sperimentazione dei personaggi, ho voglia di cambiare. Vedremo…posso aggiungere che il titolo è ispirato a una nota preghiera.

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