Un assessorato al Made in Lazio e il primo ospedale veterinario pubblico a Roma, insieme all’istituzione di una facoltà di veterinaria. Queste alcune delle proposte lanciate dall’assessore uscente alla Sanità, Alessio D’Amato, candidato alla presidenza della Regione Lazio, nell’incontro organizzato da Coldiretti Lazio, a cui ha preso parte anche il vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri.
Quattro le priorità di Alessio D’Amato per l’agricoltura: la lotta alla siccità e piano regionale della gestione delle risorse idriche; le comunità energetiche agricole; l’introduzione dell’assessorato al Made in Lazio e snellimento delle procedure; la creazione del primo ospedale pubblico veterinario al servizio degli allevatori della Marcigliana.
Tra le tematiche affrontate anche quelle legate al cibo sintetico e alla farina di insetti, fino alla necessità di mettere in campo investimenti per affrontare la siccità e rendere più snella la burocrazia. Un focus è stato dedicato ai giovani imprenditori agricoli di Coldiretti, con la delegata venticinquenne di Rieti, Camilla Petrucci, che insieme alla sua famiglia gestisce un’azienda in Sabina dall’età di 18 anni ed è stata la più giovane agricoltrice del Lazio.
“L’acqua è l’elemento più importante per quanto riguarda l’agricoltura. Noi dobbiamo lavorare su mini invasi”, ha sottolineato Alessio D’Amato, che sul cibo Frankenstein ha aggiunto: “Abbiamo bisogno dell’Europa e del mondo globalizzato, però la difesa e la tutela dei nostri prodotti è un elemento fondamentale. Temi su cui c’è da dare battaglia se ciò che accade in Ue non collima con le nostre esigenze. Ed è per questo che prevediamo che vi sia anche una filiera che abbiamo già delineato con voi di Coldiretti, quella del Made in Lazio, che diventerà un assessorato insieme a quello all’agricoltura”. Altro tema importante è quello che riguarda lo snellimento delle procedure “in cui ho avvertito un elemento di difficoltà che con me presidente sarà superato”, ha concluso D’Amato.
Il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, ha ringraziato la Regione per gli interventi svolti in questi anni sulla filiera agroalimentare. “C’è stata una cooperazione tra tutti gli assessorati regionali competenti che in sinergia hanno lavorato anche al bando dedicato al Km0 in un percorso di rete sinergico, che è stato fondamentale per l’agricoltura del Lazio e di sostegno alle aziende che con grande fatica stanno ancora cercando di risollevarsi dalla crisi determinata dalla Pandemia” E proprio durante il Covid, ha sottolineato Granieri: “L’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha svolto un ottimo lavoro di grande e incessante operatività”.
L’attenzione è ricaduta sui temi legati alla biodiversità, all’importanza dell’evoturismo come elemento di valorizzazione della filiera olivicola, che rappresenta un volano per l’economia e una grande opportunità di rilascio del turismo, così come è stato fatto per la filiera vitivinicola. E poi sulla formazione, tema caro a Coldiretti Lazio, che insieme ad Unaprol ha lanciato una nuova figura professionale, quella dell’evologo. E ancora, la sburocratizzazione. Uno dei temi centrali soprattutto per i giovani.
“Oggi nella mia azienda contiamo 70 ettari di terreno con 12 mila olivi – ha spiegato Camilla Petrucci – ma il percorso per raggiungere questo risultato è stato lunghissimo e ha abbracciato più di tre generazioni. Questo traguardo è stato possibile anche grazie alla mia partecipazione al Psr, che mi ha consentito di entrare in azienda a 18 anni. E’ stata una scelta consapevole che mi ha portato a compiere studi specifici, che si sono conclusi con la laurea in agraria e un master in olivicoltura, oltre all’iscrizione all’albo dei professionisti agronomi”.
Passione e attenzione al territorio. “Il mio lavoro è sempre stato espressione di una passione – conclude Camilla Petrucci – e il mio obiettivo è anche quello di valorizzare il mio territorio, dove insiste una Dop e un consorzio che ha compiuto 25 anni, Sabina Dop, che ci consente di essere competitivi a livello internazionale. La Sabina è stata riconosciuta come paesaggio rurale storico con la presenza di ulivi plurimillenari e varietà che hanno più di mille anni, molti nei quali si trovano nella mia aziende, così come le querce che noi abbiamo scelto di non tagliare, perché sono espressione di una biodiversità importantissima. Spesso purtroppo restiamo intrappolati nella burocrazia, che blocca i nostri percorsi. I Psr dovrebbero essere più semplificativi per noi giovani”.