Home città Guidonia Guidonia, la guerra dei 5S alle cave continua. Lomuscio: “Barbet si dimetta, rotto il rapporto con la città”

Guidonia, la guerra dei 5S alle cave continua. Lomuscio: “Barbet si dimetta, rotto il rapporto con la città”

Guidonia, la guerra dei 5S alle cave continua. Lomuscio: “Barbet si dimetta, rotto il rapporto con la città”

La guerra del sindaco di Guidonia Montecelio alle cave continua: l’ordinanza del Tar che sospende la revoca all’autorizzazione inflitta dal Comune a una delle aziende più grandi del settore, la Str, non smuove l’amministrazione cinque stelle dal perseguimento di quello che è un obiettivo. I toni sono aspri, le mosse sulla scacchiera si preannunciano bollenti. E la politica intanto reagisce: “Michel Barbet deve dimettersi”, il consigliere del piddì Mario Lomuscio non vede alternative.

Il pomeriggio nella terza città del Lazio è convulso: le motivazioni che hanno spinto il tribunale amministrativo ad accettare la richiesta di sospensiva avanzata dall’azienda, si fondano sulle modalità con cui è avvenuta la revoca da parte del Comune, quando ancora dovevano iniziare le verifiche congiunte con la Regione, insomma, non c’erano le condizioni. Il primo effetto, la Str può tornare a scavare, i dipendenti ritornano a lavoro, punto messo in evidenza dallo stesso presidente del centro per la valorizzazione del travertino romano, Filippo Lippiello, nei commenti a caldo, ieri, aprendo subito a un confronto con il Comune, con le aziende intenzionate a mettersi intorno a un tavolo per un “grande piano di riqualificazione dell’intero bacino”. Un segnale di forte apertura che non sortisce dall’altra parte alcun risultato. Nel Palazzo il gotha pentastellato, aiutato dai big, impiega circa sei ore a produrre una nota stampa con cui s’intuisce chiaramente che la sconfitta legale e politica (sancita dall’intervento della Regione con l’emendamento salva-cave) non muterà nulla nelle dinamiche tra il Palazzo .

L’amministrazione di Guidonia Montecelio ribadisce che il provvedimento in esame è stato emesso in virtù di sopralluoghi ed ispezioni che avevano evidenziato che nonostante lo svolgimento dell’attività estrattiva, non risultava il rispetto della progressività del riempimento della cava nei settori scavati, fermo restando che nelle varie proroghe concesse negli anni alla Str molteplici erano, e sono, le prescrizioni relative alla necessità di procedere con il ritombamento, attività importantissime per il recupero ambientale delle aree estrattive sfruttate”. Il Comune ribadisce e anzi invia stoccate anche alla Regione: “L’amministrazione è determinata ad avviare tutte le attività necessarie nell’esclusivo interesse sia della collettività che del rispetto dell’ambiente, fermo restando che grazie all’attività virtuosa dell’amministrazione, la Regione Lazio non potrà più rinviare tutte quelle verifiche, negli anni non eseguite, e relative appunto all’effettiva tutela ambientale, oltre che al rispetto delle regole, che tutti, nessuno escluso, dovrebbero rispettare, in quanto non si può più prescindere dalla necessità di tutelare il territorio e l’ambiente. Ad ogni buon conto, sino alla conclusione del contenzioso l’amministrazione eseguirà tutte le produzioni documentali al fine di far valutare l’effettivo stato dei luoghi, comunicando al Giudice tutti gli sviluppi della vicenda, finalizzate appunto a chiarire ogni aspetto. Ribadiamo che lo sviluppo del settore del travertino e dell’occupazione, a cui noi auspichiamo, non può in nessun modo prescindere da una corretta applicazione delle normative che regolano il settore”.

A poche ore dalla decisione del Tar, il Comune insiste a dichiarare fuori legge non solo l’azienda ma – di fatto – praticamente l’intero settore. D’altronde non erano serviti presidi giorno e notte, tende degli operai sotto il Comune, tensione sociale, lacrime, urla, fischi, rabbia, storie di uomini sul baratro delle prospettive, un comparto industriale diventato il nemico da abbattere per i cinque stelle. Niente era servito, e la linea resta la stessa. Uno scontro che è diventato politico, da subito, e ancora oggi le conseguenze sono anche sul quel piano. “Si è rotto il rapporto di fiducia tra il sindaco Barbet e la città”. Mario Lomuscio è ferreo nel dirlo, dopo la sospensiva del Tar “Barbet deve dimettersi”. Per il consigliere del Pd l’ordinanza del Tar “è un passo importante per la definizione della questione e la garanzia dell’occupazione nel nostro territorio ma non posso non rimarcare la superficialità e la temerarietà dimostrata dalla giunta pentastellata nell’intera vicenda. Basta leggere l’ordinanza per capire che non c’erano i termini per revocare la concessione e gettare nello sconforto centinaia di persone. Ancora una volta questa amministrazione ha mostrato tutti i suoi limiti e pregiudizi. Guidonia Montecelio ha bisogno di un nuovo governo”. geape.

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