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Guidonia, caos in maggioranza: salta il manifesto bomba

Guidonia, caos in maggioranza: salta il manifesto bomba

Il consiglio comunale va in scena in venti minuti, via libera alla nomina dei Revisori dei Conti, poi con un “su entrate che scriviamo” inizia la riunione di maggioranza: dura quasi due ore, e c’è il colpo di scena. Naufraga il manifesto-documento, il centrodestra nel pieno caos fa dietrofront sull’idea di affiggere in giro per Guidonia Montecelio il pezzo di comunicazione rivolta più ai dissidenti che alla città. “Non faremo niente”, dice sconsolato un notabile appena fuori dalla stanza delle decisioni.

Riunioni a getto continuo – Un passo indietro rispetto alla road map stabilita venerdì scorso nel furente post consiglio a vuoto, che arriva però poche ore dopo l’arrivo in città lunedì mattina dei blasonati azzurri, dal vice presidente del Senato Maurizio Gasparri in giù. La partita è tutta interna a Forza Italia che conta tre consiglieri dissidenti che potrebbero determinare con il civico Aldo Cerroni la fine dell’amministrazione il 27 maggio, quando si voterà il Bilancio. L’indicazione uscita dall’incontro dei big è stata chiara: il partito (contrasti interni o meno) non vuole che nella terza città del Lazio la situazione politica precipiti proprio adesso con le elezioni di Roma a un soffio e la chance di votare a Guidonia solo nel 2017. “Su questo ora devono lavorare”, commenta in una pausa il facente funzioni Andrea Di Palma che non era convinto del manifesto bomba con cui stringere i dissidenti all’angolo. Nella riunione iniziata intorno alle 18 e 30 di lunedì e conclusa alle 20 con relativo capannello poi nei portici, gli undici fedeli al governo entrano sicuri di poter uscire con un pezzo di carta in mano. Invece la discussione non va in quella direzione.

Manifesto addio – Ci sono troppe spinte diverse, non si accordano sul come e neanche sul perché. Se Di Palma non è tra i favorevoli, lo stesso capogruppo azzurro Michele Venturiello è per una linea morbida, della mediazione. Si sente tuonare la voce dell’ex assessore Adriano Mazza, ma a metà del confronto quando il consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Messa cartellina in mano e solito look impeccabile saluta e va via, è chiaro che qualcosa è andato storto: il giovane avvocato era tra i più favorevoli al manifesto ma secondo le indiscrezioni ci sarebbero state divergenze anche sui simboli, metterli o meno, Messa non era così contento di affiancare lo stemma della Meloni a quello dei compagni (per modo di dire) d’avventura. Insomma nel pieno caos, mentre fuori dirigenti discutono sulle varie opzioni tecniche, la ciliegina sulla torta è il gruppo misto di Gianluigi Marini e Veronica Cipriani che ricorda alla compagine le condizioni base per poter continuare con il governo della terza città del Lazio: essere una maggioranza, reale, a cominciare dai numeri. All’uscita quando ormai manifesti e documenti sono archiviati, il consigliere azzurro Andrea Mazza ha il volto scuro che di più non si può: la giornata iniziata con Gasparri e strette di mano non si conclude bene nello stesso modo, il portabandiera non porta a casa anche questo risultato, che non c’è. Adesso le trattative sono all’interno di Forza Italia con i dissidenti: chi le condurrà però è un mistero. red.pol

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