Home Cronaca Danza e emergenza, Ambrogio Dei: “Serve più attenzione dalle istituzioni”

Danza e emergenza, Ambrogio Dei: “Serve più attenzione dalle istituzioni”

Danza e emergenza, Ambrogio Dei: “Serve più attenzione dalle istituzioni”

Fase 2, emergenza Coronavirus. Nonostante il via libera del 25 maggio per ricominciare le attività tra scuole di danza, palestre e centri sportivi, le strutture devono fare purtroppo i conti con quella che è sempre stata la “tradizionale” chiusura per una scuola a giugno, completando l’anno con un saggio, solitamente sempre molto atteso da chi partecipa, dagli insegnanti e famiglie: di solito l’anno accademico coincide con quello scolastico e molti titolari ma anche insegnanti si domandano in queste ore se valga la pena ripartire soltanto per un mese. Per esempio vogliamo ricordare, nelle ultime ore, l’esternazione della Federazione italiana Danza sportiva che unanime riferisce “c’è molta preoccupazione anche riguardo il prossimo anno, la stagione 2020/2021″.

Anche il mondo della danza, così come tutto lo spettacolo, musica e il teatro, vive una profonda emergenza post Covid-19, in questa fase cruciale e delicata della famigerata Fase 2. Parliamo proprio di danza ma anche di teatro con un coreografo, ballerino e insegnante di danza molto conosciuto e apprezzato nell’ambiente, il maestro Ambrogio Dei. Tra i suoi progetti, ASC Danza e Accademia Nazionale della Voce con Maria Pia De Meo. Una lunga gavetta e carriera artistica che lo ha portato a collaborare da professionista con la Rai, Mediaset, in programmi, spettacoli teatrali e videoclip.

Partiamo da un articolo di questi giorni, dedicato al teatro, in cui abbiamo intervistato il noto e amatissimo attore romano, produttore e Direttore del Teatro 7 di Roma, Michele La Ginestra (il Rugantino al Sistina, prima con Sabrina Ferilli e successivamente con Serena Autieri). Ambrogio Dei ha lavorato con La Ginestra partecipando allo spettacolo Il Brigante, di cui conserva un ricordo molto intenso, una grande esperienza professionale e artistica. Ci voleva una pandemia globale per farci scoprire o “riscoprire” il termine cultura, parlare di teatro, di danza, di spettacolo. Per far capire che sono professioni, lavori, mestieri. Settori da sempre settori poco aiutati e “calcolati” (in un Paese come il nostro, che vive di arte e dovrebbe vivere maggiormente di cultura e di arte, uno sfregio), settori – come ci dice lo stesso Ambrogio Dei – “non tutelati sufficientemente, soprattutto i piccoli spazi teatrali”.

Cosa ti auguri, dalla Fase 2 e dalle riaperture del 25 maggio per scuole di danza, centri sportivi e del 15 giugno anche teatri e luoghi di cultura? E per le tue progettualità?

La mia speranzaè quellache i piccoli teatri possano sopravvivere perché ospitano anche loro grandi nomi, big del teatro e della danza. Soltanto che a differenza dei grandi teatri, soffriranno la ripartenza per il contingentamento delle persone e il relativo distanziamento sociale al chiuso. Normative obbligatorie fissate dal decreto governativo. Per quanto riguarda, invece, i miei progetti personali, mi auguro di ripartire da settembre con le mie attività come coreografo: avevo già in atto alcune collaborazioni di lavoro con un programma nazionale su Rai Uno, per esempio. Inoltre, spero di ripartire con le mie Masterclass presso l’Accademia Nazionale della voce, con Daniela De Meo; riprendere alcuni videoclip da girare con artisti, big, della musica italiana, così come avevo già intrapreso per l’anno 2020. Da settembre ripartirò con la mia scuola di danza, seguendo le linee guida, osservando tutte le normative come l’attenzione alla sanificazione, il distanziamento sociale, la sicurezza ma mi auguro vivamente che la situazione possa essere più tranquilla. Danza e teatro sono settori molto complessi e bisogna ripartire serenamente. Questo è un settore difficile che pone in essere alcune riflessioni: una maggiore tutela verso i lavoratori dello spettacolo, gli addetti ai lavori, gli artisti e anche verso tutte quelle maestranze, genitori anche, che lavorano dietro le quinte con famiglie a carico da sfamare. Apriamo la mente. Riflettiamo su quanta bellezza ci sia ancora nel mondo.

Come hai gestito la quarantena in casa?

La mia quarantena l’ho vissuta facendo sport e attività fisica regolarmente. Ho inoltre tenuto i contatti con tutte le mie allieve della scuola di danza e ho approfittato – vivendo molto la casa come tutti – del lockdown anche per cimentarmi in nuove ricette di cucina. Ho visto sui social che in tanti si sono divertiti, messi in gioco o hanno approfittato per diventare “chef”.

Danzare è un po’ come conoscere sé stessi, conoscere il proprio essere che si esprime con tutto il corpo e anima: Jane Austen diceva che “amare la danza era un primo passo, sicuro, per innamorarsi”:

Devo dirlo, non è stato un periodo facile né semplice perché c’è voluto del tempo per realizzare quello che stava accadendo intorno a noi, soprattutto il distacco dalle mie allieve. Un distacco sofferto. Amando la danza, essendo per loro un punto di riferimento come coreografo e ballerino, come insegnante, cercavamo di tenerci abitualmente in contatto con l’aiuto della tecnologia, anche attraverso la piattaforma Zoom e via social, tramite le dirette, ma non era la stessa cosa come quando si interagisce direttamente. Non poteva essere la stessa situazione di prima! La danza non può essere insegnata attraverso un monitor perché la danza è empatia, emozione, contatto. Inoltre è disciplina, lavoro, comunicazione.

Posso testimoniare dall’emozione durante l’intervista, dell’amore assoluto e ricambiato per la danza, da parte del maestro Dei (Ndr)

Come vogliamo concludere? Quali considerazioni?

Questa emergenza Coronavirus è stata una grossa “batosta, botta” a livello psicologico, per tutto il nostro Paese, per me, per noi tutti, per le persone che conosco. Persone che sono mancate, addetti ai lavori, famiglie che non possono ancora ripartire, commercianti che faticano a riaprire le attività, sostegni e aiuti che faticano ad arrivare, ci si sente un po’ abbandonati; mi auguro una maggiore presenza delle Istituzioni a sostegno del settore dello spettacolo, della danza e della cultura tutta e soprattutto che non ci abbandonino.

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