Home Cronaca Cosa nostra tiburtina 2, “un esercito di piccoli pusher con incarichi specifici ramificati sul territorio”

Cosa nostra tiburtina 2, “un esercito di piccoli pusher con incarichi specifici ramificati sul territorio”

Cosa nostra tiburtina 2, “un esercito di piccoli pusher con incarichi specifici ramificati sul territorio”

E’ scattato sin dalle prime ore di oggi il blitz dei carabinieri della compagnia di Tivoli e del gruppo di Frascati per eseguire un’ordinanza di custodia cautelare a carico di nove persone, emessa dal gip del tribunale di Roma su richiesta della Dda più una serie di perquisizioni domiciliari nei confronti di altri soggetti, tutti indagati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, pluriaggravata ed armata. In campo circa 80 militari supportati da un elicottero e dalle unità cinofile. E’ l’operazione “Tibur Superbum”, prosecuzione della precedente “Tibur”, che aveva già cristallizzato l’esistenza di un sodalizio criminale profondamente radicato e pericoloso, operante nell’area est della provincia, dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni.

Le dinamiche della “Cosa nostra tiburtina”. Capo e promotore indiscusso del sodalizio denominato convenzionalmente “Cosa Nostra Tiburtina” era Giacomo Cascalisci, il quale dopo essere stato arrestato nell’ambito di prececenti esecuzioni cautelari dell’8 marzo scorso, è poi deceduto nel corso della detenzione, nell’agosto 2018, presso il carcere di Torino “Le Molinette”. Il vuoto di potere creatosi al vertice dell’organizzazione, complice lo stato di detenzione di pregiudicati di spessore quali Cristian D’Andrea e Massimo Piccioni. – è la ricostruzione degli inquirenti – non ha impedito al gruppo di tentare una riorganizzazione intorno ad altri appartenenti al sodalizio non arrestati in precedenza. Le attività tecniche dei carabinieri hanno consentito di accertare come il gruppo criminale avesse nuovamente riunito una pletora di giovani pusher, tutti italiani, organizzati e disciplinati, ai quali venivano affidati specifici incarichi finalizzati anche al controllo del territorio. Per questo, a seguito di momentanee scarcerazioni intervenute in favore di alcuni appartenenti al sodalizio, conformemente alle nuove risultanze investigative, venivano emesse ulteriori ordinanze cautelari per tre dei nove indagati. La vitalità dell’organizzazione criminale, tanto imponente da esercitare l’egemonia sull’intera valle dell’Aniene, assoggettando ai voleri dell’associazione sia gli interni che gli estranei alla stessa, a mezzo di rappresaglie quali sfregi al volto e danneggiamenti a mezzo fuoco, appariva nuovamente evidente nonostante il decesso del leader storico, così come appariva evidente la volontà di riorganizzare e proseguire le attività illecite del sodalizio grazie agli affiliati che non erano stati colpiti dalla misura cautelare della primavera scorsa.

Due indagini collegate. Sin dal marzo 2018, difatti, era stato possibile accertare, attraverso accertamenti tecnici e puntuali riscontri oggettivi, la persistenza e l’attualità delle condotte ad opera del gruppo. Inoltre, l’indagine ha evidenziato che i nove soggetti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare odierna, ed operativi nelle piazze di spaccio di Tivoli e Guidonia, dapprima gestite dai pregiudicati Cristian D’Andrea e Massimo Piccioni, avessero, nonostante la detenzione dei propri capi, tentato di riorganizzare il sodalizio smantellato nell’operazione dei carabinieri di Tivoli dell’8 marzo 2018 che aveva già consentito l’arresto di 41 affiliati. Le complesse indagini hanno consentito sino all’esecuzione di quest’ultima ordinanza di operare complessivamente: 27 arresti in flagranza di reato, 39 ordinanze di custodia cautelare in carcere, molteplici sanzioni amministrative ex art. 75 del DPR 309/90 ed il sequestro di ingente quantitativo di stupefacente del tipo marijuana, hashish e cocaina, nonché di una pistola. Le indagini hanno inoltre consentito di far luce su di una serie di aggressioni perpetrate dal sodalizio in danno di debitori e rivali per affermarsi sul territorio, nonché di dimostrare come l’organizzazione continuasse ad operare anche soffrendo dello stato di detenzione dei suoi leader storici. I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono stati associati presso il carcere di “Roma – Regina Coeli” a disposizione dell’autorità giudiziaria della Capitale. RedCro

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