Home Cronaca Coronavirus Guidonia, servizio medici e psicologi al telefono: si torna a respirare

Coronavirus Guidonia, servizio medici e psicologi al telefono: si torna a respirare

Coronavirus Guidonia, servizio medici e psicologi al telefono: si torna a respirare

Da una decina di giorni il telefono dei numeri istituiti per supporto medico e psicologico dal Comune di Guidonia per l’emergenza Covid non squillava più, segno che la tensione si allenta in città dopo 23 giorni in cui in città non si registrano nuovi casi. Perciò Palazzo Guidoni ha deciso di sospendere il servizio, garantito per 70 giorni consecutivi, volontariamente e gratuitamente, da 12 dottoresse, otto medici di base e quattro psicologhe. Sì, tutte donne. Che hanno deciso di non abbassare la guardia: “Siamo pronte a tornare in campo se dovesse essere di nuovo necessario – hanno confermato l’altra mattina a Palazzo Guidoni, convocare dal sindaco per i ringraziamenti a nome di tutta la città – E intanto teniamo attiva la chat tra di noi che in questi giorni si è dimostrata preziosa per organizzarci, coordinarci e scambiarci informazioni preziose al fine di una migliore gestione del Servizio e dell’emergenza. Di sicuro è stata un’iniziativa valida”.

I ringraziamenti. Tutte, medici e psicologhe, sono state ricevuto in Comune. L’amministrazione ha espresso nei loro confronti profonda gratitudine. “Un grande grazie a nome di tutta la città per una collaborazione di valore inestimabile – ha sottolineato la consigliera Laura Santoni, del gruppo di coordinamento Covid di Palazzo Guidoni – a voi che con slancio vi siete unite e vi siete messe a disposizione in maniera assolutamente gratuita in giorni di grande difficoltà. Un grazie immenso come cittadina di Guidonia e donna, mi avete resa orgogliosa. Il vostro lavoro e quello di tutti i vostri colleghi tanto ci hanno fatto sentire sicuri in questi mesi”.

L’esperienza. “Si è deciso di sospendere l’attività dal momento che l’emergenza è superata – ha spiegato una delle otto medico di famiglia che ha gestito il servizio di consulto telefonico, Sofia Scopelliti – ma proprio perché questa esperienza ha profondamente segnato ciascuno di noi, rimaniamo in “allerta”, disponibili nelle nostre diverse professionalità per accompagnare la cittadinanza. Si è pensato, infatti, alle difficoltà già sorte e, purtroppo, in evoluzione negativa a causa dei problemi economici e lavorativi che si sono creati. Continueremo, quindi, ad avere un rapporto diretto e costante con l’amministrazione comunale: dal momento che il primo cittadino è anche il primo responsabile in ambito sanitario della popolazione del Comune è per noi indispensabile poter contare su un ascolto fattivo, in grado di concretizzare le esigenze e risolvere le difficoltà che si vanno evidenziando. In questo la consigliera Laura Santoni ha dimostrato estrema sensibilità, facendosi spesso portavoce di quanto da noi richiesto, creando una rete di collaborazione con la protezione civile e la Croce rossa italiana. Credo che una simile esperienza non sia di valore trascurabile, soprattutto perché questo modello di lavoro sta già evolvendo: ciascuno di noi, secondo le diverse competenze, sarà un punto d’ascolto e di riferimento rispetto al gruppo al fine di segnalare necessità e criticità della popolazione. Sono orgogliosa di farne parte”. 

Psicologhe contro la paura del contagio. Sono stati 70 giorni in trincea per le quattro professioniste volontarie che si sono offerte di rispondere al numero di supporto psicologico. Il fronte: quello della paura del contagio. “Gli Sos arrivavano soprattutto – ha spiegato la dottoressa Alessandra Andò – da persone che avevano paura di ammalarsi. Che avevano il terrore di uscire di casa. Che chiedevano persino se poteva essere pericoloso affacciarsi alla finestra”. Una paura che ha toccato il picco massimo “tra il 20 e il 30 marzo – aggiunge Andò -, il periodo delle immagini dei carri dell’esercito che portavano via le bare da Bergamo”. Ed il lavoro delle psicologhe, caso per caso, “è stato quello di “normalizzare” e presentare a chi chiedeva conforto un’analisi lucida della situazione, dettagliando tutte le corrette informazioni sulla situazione, sulla trasmissione del virus e sui comportamenti da seguire”. Arginare il panico, insomma. Ma chi ha pagato il prezzo più alto della “clausura” in questa emergenza sono stati i pazienti psichiatrici, che di questo supporto hanno avuto un gran bisogno, perché “il non poter uscire ha creato una grande sofferenza”. Con rischio alto anche tra anziani e bambini. RedCro

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