Guidonia, rifiuti nei forni: la Buzzi Unicem vuole il Css

La Buzzi Unicem di Guidonia Montecelio vuole bruciare nei forni il combustibile derivante dalla lavorazione dei rifiuti: è partita la richiesta di modifica dell’autorizzazione in Regione Lazio. A comunicare la svolta storica, lo stesso stabilimento che guarda quindi all’utilizzo del combustibile solido secondario (Css) al posto dei combustibili fossili per alimentare i forni. Una soluzione che aleggia da anni, mostrata come conseguenza ineluttabile delle scelte che riguardano il territorio, in un filo immaginario (ma non troppo) che lega l’impianto di trattamento meccanico biologico dell’Inviolata (che potrà produrre css) ai forni dell’Unicem. Considerata da sempre una ipotesi da scartare per lo stesso stabilimento che avanzava le perplessità di dover rimettere mano alla tecnologia del proprio impianto, oggi invece il cambiamento potrebbe essere dietro l’angolo. Tutto grazie al Decreto Clini che otto anni fa ha stabilito per il combustibile solido secondario Css la cessazione della qualifica di rifiuto proprio per agevolarne l’ingresso nel mercato al posto del più inquinante pet coke e del carbone. Insomma, viste le basse concentrazioni di cloro e mercurio, il Css smette di essere rifiuto e diventa prodotto.

La partita sarà nelle mani della Regione che dovrà valutare gli aspetti tecnici.

Dal punto di vista industriale, la Buzzi la propone come una svolta green per lo stabilimento che affaccia nel cuore di Guidonia: il Css end of waste, infatti, inquina meno del combustibile fossile. Ma cosa è il Css? Si tratta di un combustibile ottenuto dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi, della componente secca, al termine di un processo di separazione dei materiali (tutto questo avviene appunto negli impianti come il Tmb).

“Lo Stabilimento Buzzi Unicem di Guidonia, in riferimento alla possibilità di impiego di combustibile alternativo ai fossili, idoneo a ridurre significativamente le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dalla combustione, fino a dimezzarle, comunica di aver avviato una interlocuzione con la Regione Lazio, quale ente competente, per verificare la possibilità di modificare l’attuale assetto autorizzativo dell’impianto. Il Comune è stato regolarmente informato di tale interesse. Nello specifico, l’Azienda intende valutare in futuro l’utilizzo di tale combustibile, nella forma di “CSS end of waste”, quale prodotto di elevata qualità, costantemente controllato e ideale per fornire il calore necessario al ciclo produttivo del cemento”.

Il Css and of waste si chiama così perché a livello normative, di classificazione, ha cessato appunto di essere rifiuto e viene considerato un prodotto, proprio perché viene poi utilizzato in impianti che producono emissioni, cioè cementifici e centrali termoelettriche. La diffusione in Italia, a vedere i numeri, è lento. I favorevoli ne esaltano la minore portata a livello di impatto ambientale, vera alternativa ai combustibili fossili, gli scettici insistono sulla provenienza della lavorazione dal ciclo dei rifiuti.

“L’uso dei combustibili contenenti biomassa – dicono dallo stabilimento di Guidonia – in sostituzione di quelli fossili, è riconosciuto in ambito industriale ed energetico come una delle leve necessarie per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Europa e dall’Italia. E’ una pratica in essere da molti anni in svariati impianti del gruppo, in Italia e all’estero, con esiti positivi sia sul piano ambientale, alla luce di dati sistematicamente verificati dagli enti di controllo preposti, sia sul piano della sostenibilità economica e sociale. Molteplici studi scientifici di terze parti avvalorano tali risultati. Così come avvenuto in questi anni, nei confronti di tutti i propri portatori di interesse, Buzzi Unicem è pienamente disponibile a confrontarsi e illustrare a chiunque fosse interessato il ciclo produttivo del cemento, l’impiego dei differenti combustibili e le opportunità connesse con tali pratiche”.

Proprio in questi giorni c’è stato il via libera all’uso del combustibile solido secondario nello stabilimento Buzzi di Vernasca, a Piacenza, dopo che il Tar ha rigettato l’impugnazione dei comitati locali dei provvedimenti amministrativi. A Guidonia Montecelio si apre una stagione calda.