Tributi Guidonia, scatta la proroga alla Tre Esse

Imposte slittate e forte riduzione delle entrate per la crisi del Covid, risultato: proroga di nove mesi alla Tre Esse Italia, la società di Frosinone che da un decennio e più è incaricata di riscuotere le tasse a Guidonia Montecelio. Il contratto era in scadenza a marzo, ma le condizioni di eccezionale emergenza causate dalla pandemia, hanno portato il settore Finanze del Comune ad allungare l’affidamento per un periodo pari a quanto la società è stata praticamente ferma. Un’aggiudicazione quella alla Tre Esse, l’ultima in ordine di tempo, avvenuta a marzo del 2018, quando la pandemia non c’era nemmeno negli incubi peggiori dei cittadini e l’amministrazione si era già esposta a più riprese, dai tempi della campagna elettorale, nella volontà di internalizzare il servizio di riscossione.

Una parola che suona male ma che sancisce il ritorno di tutta l’attività che riguarda i tributi in capo ai dipendenti comunali. La partita dell’affidamento a una società esterna, infatti, costa alle casse pubbliche un aggio, una percentuale cioè che la Tre Esse prende in base a quanto entra con la riscossione. Non sono bruscolini. Nel 2018 la Cgil quantificava questa somma in più di otto milioni di euro dall’entrata in scena in città della Tre Esse: soldi che invece di essere reinvestiti per Guidonia, sono andati al privato. Il sindacato è stato in prima linea già con il centrodestra, e poi con i cinque stelle, nel chiedere un’inversione di rotta. Ma Barbet non è riuscito nell’impresa di dare seguito agli impegni elettorali.

La Tre Esse gestisce la riscossione volontaria della Tari, delle imposte su affissioni e pubblicità, l’accertamento e la riscossione coattiva dell’Ici, dell’Imu, della Tasi, della Tari e di tutte le altre imposte. Da contratto, il servizio doveva finire appunto il 27 marzo, ma non c’è stato nessun nuovo bando di affidamento. Il dirigente di settore mette in fila, in dieci pagine di determina, tutte le norme nazionali che hanno condizionato pesantemente l’azione della Tre Esse nell’ultimo anno. Il senso è che le imposte sono state spostate, gli accertamenti praticamente congelati, la riscossione coattiva fermata e quindi la Tre Esse non ha potuto lavorare. La proroga si fonda su questo.

In particolare, i vari decreti (Cura Italia, Rilancio) hanno sospeso l’attività di riscossione coattiva fino a aprile 2021, hanno deciso lo slittamento delle rate della Rottamazione, limitato l’attività di accertamento, definito diverse esenzioni, ridotto la Tari del 25% per le utenze domestiche, differito le scadenze Tari e di altre imposte. Insomma, è scritto nell’atto, la pandemia sta “rivoluzionando la vita di tutti ed ha pesanti riflessi anche nella gestione dei tributi locali”, e con le misure adottate per andare incontro ai contribuenti è saltata la possibilità di procedere normalmente con la riscossione. Su questo fronte, tra l’altro, le previsioni sono nere: gettito delle entrate molto ridotto.

Quindi considerando che la sospensione dell’attività principale della Tre Esse è stata stabilita dal governo nazionale – questa è la motivazione messa nera su bianco dal dirigente – il Comune allunga i tempi del contratto di altri nove mesi, dando alla società anche l’incarico di occuparsi della gestione del nuovo canone unico che va a sostituire tra l’altro le imposte sulla pubblicità, il canone per l’occupazione dei mercati, la Tosap/Cosap.

E cosa succederà tra nove mesi? L’amministrazione non ha opzionato il più due previsto dal contratto, che prevede di avere altri due anni di aggiudicazione, quindi si dovrebbe andare a bando. Ma certezze non ce ne sono davvero, d’altronde la Tre Esse ha già beneficiato della proroga nel corso della sua storia guidoniana. E dell’internalizzazione del servizio non c’era traccia prima della pandemia, e nemmeno adesso. Come è specificato nell’atto, non si poteva che agire così visto che manca la programmazione per riportare il servizio in mano ai dipendenti. E questo è un indirizzo politico. Cioè una scelta.