Tivoli, ora c’è la “guerra dei gruppi”. A rischio Fratelli d’Italia e Tivoli Unica

Il topolino ha partorito la montagna e ora la questione della legittimità di un nuovo gruppo in consiglio comunale può, almeno sulla carta, creare davvero un piccolo terremoto nel municipio cittadino. La storia è presto raccontata: il mal di pancia che lo scorso anno ha portato alla separazione di due consiglieri, Alessandra Fidanza e Nello De Santis, dalla maggioranza che sostiene il secondo mandato di Giuseppe Proietti alla guida del comune di Tivoli, ha condotto alla creazione di Tivoli Partecipa, piazzata logisticamente tra i banchi dell’opposizione. Sembrerà paradossale ma la questione su cui si sono concentrate le polemiche, è stata proprio quella relativa al riconoscimento del nome e quindi del ruolo del capogruppo, in questo caso Fidanza.

Una querelle intorno alla quale si è sviluppata anche una fitta corrispondenza tra la Segretaria generale, Antonia Musolino, la Prefettura di Roma e i due consiglieri, sostenuti da una buona parte della minoranza. Le missive sono iniziate il 15 aprile, con la richiesta di parere sulla fusione di due gruppi consigliari in favore di quello nuovo, fino ad arrivare al 23 dello stesso mese quando la Musolino ha formalmente dato il via libera a Tivoli Partecipa. Un nulla osta che però ha fatto rilevare alcune anomalie, che oggi nei fatti mettono a rischio Fratelli d’Italia, rappresentato nel parlamentino di Piazza del Governo 1, da Massimiliano Asquini, e Tivoli Unica, da Valentina Oriofi. I due sono gli unici rappresentanti di un gruppo che non corrisponde alla lista con cui sono stati eletti.

A memoria storica infatti Asquini si è candidato con la Lega e Oriofi con Tivoli Perla d’Italia. Una anomalia per lo Statuto del comunale, che a questo punto non può non essere considerata e che sfocia nella proposta di interpretazione autentica presentata ieri da Pd, Amore per Tivoli e Una Nuova Storia, dove si chiede l’annullamento in autotutela dei gruppi diventati oggetto di discordia e dove si sottolinea anche un secondo vulnus, il lavoro della Conferenza dei Capigruppo che non ha analizzato il problema. “In sostanza c’è stata una sottovalutazione della problematica che, una volta emersa, deve essere risolta”, si legge nel documento di due pagine indirizzato alla stessa Musolino, al Presidente del consiglio, Emanuele Di Lauro e ai capigruppo. Una osservazione anticipata già in un documento del 12 maggio sempre a firma Fidanza-De Santis, che sostanzialmente chiede la stessa cosa. Le reazioni sono dietro l’angolo.