Home Interviste Referendum, il “no” di Novelli (M5S): “Riforma portata avanti da un governo arrogante”

Referendum, il “no” di Novelli (M5S): “Riforma portata avanti da un governo arrogante”

Referendum, il “no” di Novelli (M5S): “Riforma portata avanti da un governo arrogante”

di Vincenzo Perrone
Dopo le ragioni del sì abbiamo rivolto le stesse domande a Valerio Novelli, capogruppo uscente nel consiglio comunale di Fonte Nuova, che ci ha spiegato perché voterà “no” alla riforma costituzionale.

Con questa riforma scompare il bicameralismo perfetto. La camera dei deputati avrà un maggiore potere legislativo rispetto al senato e sarà l’unica a concedere la fiducia al governo. Tutto questo rischia di diminuire la funzione di controllo del parlamento sul governo o accelererà l’iter legislativo?
Credo che questa riforma complichi le cose invece di semplificarle, ad oggi c’è un solo iter legislativo, con questa riforma ne avremo dai 10 ai 12 per poter portare in attuazione una legge (è talmente tanto complessa che non lo sanno neanche loro), inoltre il Senato potrà comunque dare giudizi nel merito e suggerimenti alle leggi che verranno approvate dalla Camera, così facendo è presumibile che il ricorso alla Corte Costituzionale sarà maggiore di quello che avviene oggi. Inoltre che senso ha avere un Senato, così detto, delle autonomie che non potrà avere voce in capitolo sulle questioni locali, ma che si occuperà solo di questioni marginali? Chiedo a tutti i lettori come farà il sindaco di Roma o di Milano o di Napoli che ha già le responsabilità da primo cittadino, nonché presidente di Area Metropolitana a fare a tempo perso il senatore? Personalmente ritengo sia una follia.

La riforma prevede il passaggio da 315 a 100 senatori che non avranno più l’indennità parlamentare, poichè già retribuito come consiglieri regionali o sindaci. C’è un vero risparmio per le casse dello Stato?
Il risparmio della pubblica amministrazione è un obbiettivo che si deve perseguire, ma ci sono altri strumenti, non possiamo stravolgere la nostra Carta Costituzionale per risparmiare, mi riferisco alle leggi finanziarie oppure al taglio dei stipendi dei Parlamentari o all’abolizione dei privilegi e delle maxi pensioni. Inoltre è vero che ci sarà un risparmio, seppur minimo, ma di contro saliranno i rimborsi e le diarie che sia i consiglieri comunali che i sindaci avranno per spostarsi a Roma dalle rispettive Regioni e Comuni.

Se dovesse vincere il sì al referendum i senatori non saranno più eletti direttamente dal popolo ma votati dai consiglieri regionali. E’ un procedimento che toglie rappresentatività o rende più snelle le procedure?
Purtroppo ancora non si sa come verranno eletti i consiglieri regionali ed i sindaci che andranno in Senato, in quanto la legge elettorale non fa parte della Costituzione. Ecco perché votare sì è il vero salto nel buio, siamo chiamati a riformare il sistema Senato ma non ci è dato sapere come verranno eletti questi senatori, questo sarà oggetto di una nuova legge elettorale che dovrà, comunque sia, essere votata da entrambe le Camere. L’unica cosa che emerge da questa riforma è che sarà una elezione di secondo livello quindi è oggettivo ed incontrovertibile che il cittadino riceverà solo una scheda e non due come succede adesso, con una drastica diminuzione della volontà popolare e quindi di democrazia.

I nuovi senatori avranno ugualmente l’immunità parlamentare. C’è il rischio che in parlamento vengano mandate persone con problemi giudiziari?
Come vediamo sui giornali la corruzione in Italia si manifesta molto di più al livello locale, al 30 giugno 2016 sono 214 le amministrazioni sciolte per mafia o corruzione e tanti sono i consiglieri regionali indagati e condannati per reati contro la pubblica amministrazione, la gente dimentica ma abbiamo ancora davanti agli occhi Franco Fiorito detto “er Batman” o per essere più recente, i fatti di “Mafia Capitale” ora se passa questa riforma 100 di questi avranno la possibilità di avere l’immunità parlamentare. Giudicate voi.

Con la modifica dell’articolo 117 della costituzione molte competenze tornerebbero allo Stato mentre ora sono gestite dalle regioni (per esempio la sanità) e, inoltre, viene introdotta la clausola di supremazia sempre dello stato sulle regioni. Il potere sarebbe, quindi, troppo accentrato nella mani statali o verrebbero evitati molti sprechi che hanno visto protagoniste le regioni negli ultimi anni?
A partire dal DL n. 66/2014, convertito con modificazioni nella legge n. 89/2014 i Comuni e le Regioni hanno un quadro normativo degli obblighi di acquisto centralizzati, ciò significa che già questi Enti sono obbligati a comprare su un’unica piattaforma evitando così sprechi e diversificazione nei prezzi di acquisto. Mentre la clausola di supremazia darà il via alle opere inutili senza dover interpellare i territori, vedi TAV e Ponte sullo stretto di Messina. Faccio un esempio ancora più concreto, visto che nel nostro territorio abbiamo uno dei cementifici più grandi d’Italia e d’Europa e, visto che con il decreto Clini i cementifici possono alimentare i propri altiforni bruciando i rifiuti, nessuno potrà impedire al Governo di allestire un impianto industriale per il trattamento dei rifiuti a servizio del cementificio trasformando il nostro territorio, già fortemente provato dall’inquinamento, nella nuova terra dei fumi.

La riforma prevede l’eliminazione del riconoscimento costituzionale delle province come ente e l’abolizione del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro). Cosa cambia effettivamente?
Se avessero fatto una riforma Costituzionale per l’abolizione del Cnel non ci sarebbe stato bisogno del referendum, in quanto si sarebbe trovata una larga maggioranza in Parlamento e con i due terzi dei voti sarebbe passata all’istante. La riforma è vero che sancisce l’eliminazione delle Province come ente, ma sappiamo tutti che queste non sono state eliminate ma sono state trasformate in Aree Metropolitane lasciando inalterati uffici e competenze, l’unica cosa che è cambiato è che anche in questo caso prima i cittadini votavano i propri Consiglieri Provinciali oggi invece sono i Consiglieri Comunali a votarli. Quindi, piano piano, al popolo si sta togliendo ogni tipo di decisione prima le Province ora il Senato.

Uno degli ambiti che tocca la riforma è la democrazia diretta. Il numero di firme per presentare una legge di iniziativa popolare salirebbe da 50mila a 150mila. Il quorum nei referendum abrogativi rimarrebbe del 50% più uno, ma se a proporlo saranno almeno 800mila persone, scenderebbe al 50% più uno degli elettori delle precedenti elezioni politiche nazionali. Con questi provvedimenti si rafforza o si indebolisce la democrazia diretta?
Ho avuto tantissime esperienze nella raccolta firme per i referendum compreso l’ultimo a cui siamo stati chiamati a votare, quello sulle trivelle, e credetemi raccogliere 50.000 firme è un’impresa titanica se non vengono sostenuti dai grandi partiti d’opinione. Quindi il tetto delle 150.000 firme è un’impresa impossibile, le associazioni o le aggregazioni di liberi cittadini o i movimenti d’opinione non avranno nessuna speranza di raggiungere tale traguardo, quindi anche l’esercizio referendario sarà solo una esclusiva dei grandi partiti, cancellando ogni iniziativa popolare al di fuori delle logiche di partito.

Faccia un appello agli elettori.
Dico solo questo, la Costituzione deve essere figlia dei propri tempi e quindi ha bisogno di essere cambiata, ma la storia ci racconta che chiunque voglia cambiarla a colpi di maggioranza e di fiducia viene fermato dai cittadini con il referendum. Come ci dicevano i nostri padri costituenti la Carta Costituzionale va cambiata insieme con larghe intese nelle quali si rinuncia ai propri interessi di partito e lobbistici per il bene comune, trovando una sintesi ed una convergenza. 
Questa riforma è figlia di un Governo non eletto e nominato con una legge elettorale definita dalla Corte Costituzionale, illegittima, un Governo che con arroganza ha portato avanti questa riforma da solo, quindi espressione di una sola parte politica ed è per questo che abbiamo il dovere di difenderla.

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