Monterotondo, incendiata l’auto della giornalista Cinzia Fiorato

Nella notte tra sabato e domenica sono state incendiate tre auto nel centro di Monterotondo, in piazza della Libertà. L’incendio sarebbe partito dall’automobile dell’avvocato Vincenzo Iacovino, marito della giornalista Rai Cinzia Fiorato che ha collegato immediatamente il fatto alle sue denunce sul degrado della movida di Monterotondo.
Oltre all’auto del marito della giornalista Rai, l’incendio ha coinvolto altri due veicoli.
“L’incendio doloso è partito dalla nostra Rover, a cui sono state bruciate le gomme”, scrive la giornalista in un lunghissimo post in cui parla di una “gravissima azione intimidatoria”. La giornalista chiede di scendere in piazza per la sicurezza e annuncia che sposterà la sua battaglia sul piano legale.
 Il sindaco Riccardo Varone ha espresso la propria preoccupazione per quanto accaduto, auspica “che le Autorità competenti accertino quanto prima le responsabilità e la natura dell’atto, se vandalico o intimidatorio, individuando e perseguendo i responsabili”. In più annuncia l’approvazione di nuove regole per la movida del centro.
“Sul piano generale, indipendentemente dal fatto che gli avvenimenti di stanotte siano o meno  collegati alla malamovida – dichiara il primo cittadino eretino –, annuncio che, come da programma, al termine di un iter avviato da tempo e che ha coinvolto tanto le associazioni dei residenti quanto le rappresentanze degli esercizi commerciali, entro il mese di marzo sarà approvato uno specifico Regolamento del Centro storico che, al fine di salvaguardare le specificità culturali, storiche e architettoniche del quartiere, garantire standard adeguati di vivibilità e sicurezza tanto ai residenti quanto ai frequentatori, fisserà regole inderogabili in ordine agli orari di chiusura dei locali commerciali, a misure supplementari di controllo del territorio in orario notturno, a forme di ispezione finalizzate a reprimere abusi di ogni tipo”.
Varone respinge ogni accusa nei confronti dell’amministrazione.
“Infine, per il mio ruolo istituzionale, respingo ogni accusa di ‘inadempienza commissiva ed omissiva’ riguardo a fenomeni di delinquenza comune legata alla cosiddetta ‘malamovida’ o, peggio, qualsiasi allusione riguardo presunte responsabilità indirette o ‘morali’ per quanto accaduto, mie, delle forze dell’ordine e dell’Amministrazione comunale, invitando chiunque, in qualunque forma, a non farsene irresponsabilmente interprete”.