Luisa Rettighieri, una donna che ha fatto la differenza

Profondo e sincero il cordoglio che sta unendo la comunità di Tivoli e Guidonia Montecelio per la scomparsa della professoressa Luisa Rettighieri, esempio di dedizione e vera innovatrice nel campo a cui ha dedicato l’intera sua esistenza, quello degli studi e della didattica. L’amministrazione di Tivoli guidata da Giuseppe Proietti ha voluto esprimere il dolore per la perdita della preside amata da generazioni di studenti. “Il Sindaco, la Giunta ed il Consiglio Comunale della Città di Tivoli partecipano con profonda commozione al dolore della famiglia per la perdita della Prof.ssa Luisa Rettighieri. Una vita dedicata alla famiglia, alla scuola, al volontariato, al servizio vissuto per la nostra comunità in qualità di Amministratore Unico della Società Tivoli Forma srl. A Lei va il nostro sentito ringraziamento”. La sua perdita ha scosso profondamente il mondo della scuola nell’area tiburtina, e di lei c’è anche un ritratto privato di donna che arriva dalle parole emozionanti della nipote Ilaria Rettighieri che le dedica un ricordo.

IL RICORDO DELLA NIPOTE

“Sono cresciuta in una casa dove su tre piani, c’eravamo io con i miei genitori e mio fratello, poi mia nonna al piano di sotto e zia Luisa con zio al piano terra. È stata una figura sempre presente nella mia quotidianità. Ma i miei ricordi più vivi risalgono a quando ho iniziato il Liceo Classico a Tivoli. Zia mi accompagnava fino a scuola tutte le mattine (lei era preside allo Spallanzani), si usciva puntuali alle 7. Io dal piano di sopra aspettavo di sentire la sua porta che si apriva e il rumore dei tacchi sulle scale e scendevo. I 20 minuti di viaggio da Guidonia a Tivoli di quei 5 anni passavano tra una chiacchiera e l’altra, con la radio in sottofondo. Io con le mie interrogazioni di filosofia e le versioni imparate a memoria di greco e latino e lei con i programmi della sua giornata e gli impegni come Preside. Ho capito in quelle mattine passate in macchina con lei, che la scuola è stata sicuramente la sua seconda famiglia e questo si capiva da come ne parlava, per lei era come crescere un figlio. Ci metteva tutta se stessa. Mi mancano molto quei 20 minuti, ancora di più oggi. Gli anni dopo il liceo, anche se ci vedevamo di meno, la sera quando rincasavo bussavo alla sua porta e “ciao zia, tutto bene?” . Poi salivo a casa mia. Io oggi voglio ricordare il tempo di quei 20 min di quei 5 anni che più mi hanno legata a lei, quel tragitto che porto nel cuore”.

Ilaria Rettighieri