Guidonia, blitz TreEsse sulle cave: è rischio chiusura

“Una vessazione chiara che profila un eccesso di potere per fare cassa”. Si alza il livello della tensione a Guidonia Montecelio dopo che la Tre Esse, l’esattore del Comune, ha inviato alle aziende del travertino accertamenti per tre annualità relative all’Imu sui terreni del 2019 – 2020 – 2021. Una totale anomalia per almeno tre ragioni. Il cumulo delle cartelle esecutive di tre anni che vanno a costituire un colpo durissimo all’economia del territorio. La tempistica nel bel mezzo del ballottaggio, a una settimana dalla chiusura della campagna elettorale e quindi in una fase di transizione tra un’amministrazione a un’altra. E il merito: gli accertamenti sono su quella quota eccedente di tributo che la Cassazione e una perizia tecnica del Comune hanno valutato come incongrua. Eppure la concessionaria che da anni ormai, di proroga in proroga (siamo oggi alla terza con profili di illegittimità tra l’altro da parte del Comune che continua a dare proroghe senza mettere mano alla riscossione dei tributi), la TreEsse insomma ha ignorato i pronunciamenti dei tribunali e la relazione redatta dall’architetto Marongiu su incarico del Comune per rideterminare il valore dei terreni per il conteggio dell’Imu. Un documento d’altronde mai adottato poi per le resistenze interne alla maggioranza cinque stelle.

“Quindici anni di contenziosi” ricorda il presidente del Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano Filippo Lippiello, anni di tribunali, sentenze, tutto per ristabilire i giusti criteri con i quali calcolare l’Imu sui terreni di cava. L’amministrazione e la TreEsse fanno riferimento a una delibera del consiglio comunale del 2007 da 54 euro al metro quadrato, le imprese versano in base all’ultima delibera della Giunta in ordine di tempo quella del 2008 e alla natura agricola dei terreni. Su questa differenza si fondano battaglie legali sfociate anche in quattro pronunciamenti della Suprema Corte che ha chiarito come ci sia una evidente carenza istruttoria da parte del Comune nel riferirsi per le cave semplicemente a terreni edificabili. Ma la TreEsse che prende un aggio, cioè una percentuale, su quanto riscosso è andata avanti ignorando anche la relazione Marongiu che ha stabilito un valore nuovo per calcolare l’Imu, una via di mezzo – per capirsi – tra l’attuale e quello a cui fanno riferimento le imprese. Quello che nessuno si aspettava era il blitz in un momento di evidente instabilità politica, visto che tra una manciata di giorni si insedierà un nuovo sindaco, che porterà gravi conseguenze all’intero settore. 

“È assurdo che malgrado ci sia stato un tentativo di dialogo si arrivi a inviare tre anni di cartelle insieme in un momento delicato, come se si voglia fermare la piccola ripresa che tra le difficoltà c’è nel nostro territorio”, avverte Lippiello, carte in mano, insieme agli imprenditori del settore. Il contesto d’altronde non è chiaro, visto il tuolo sempre più forte giocato dalla TreEsse: “Sappiamo che dopo la seconda proroga il Comune aveva deciso di internalizzare il servizio di riscossione e poi c’è stata una ulteriore proroga. Qui siamo di fronte ad atti frutto di eccesso di potere, se del dirigente, dell’amministrazione, della TreEsse non sta a noi stabilirlo. Diciamo però che si deve porre rimedio a questo attentato alle tasche dei contribuenti”. Circa 12 milioni di euro il totale di quanto dovrebbero versare le imprese, quota relativa a un criterio valutato ingiusto da un perito e dalla Cassazione, e che mette a rischio le imprese. Le conseguenze, spiega Lippiello, possono essere drammatiche: “È più di un esproprio, non c’è la capacità contributiva perché siamo di fronte a una imposta superiore alla reddittività del terreno. Gli organi preposti devono rivedere la situazione, siamo in una fase delicata tra pandemia e clima di guerra. Queste cartelle più le bollette faranno fallire diverse aziende perché non riusciranno a pagare gli stipendi e a fare fronte ai costi quadruplicati per la crisi energetica”.

L’assessore alle Cave Elisa Strani in collegamento prende le distanze da quanto sta avvenendo: “Sono stupita quanto voi”, esordisce così soprattutto rispetto al metodo, cioè all’invio di tre cartelle in una sola volta. L’assessore poi ricorda che in consiglio si è arenato il via libera alla relazione Marongiu che andava dopo quindici anni a portare il Comune fuori dall’ambiguità che determina questi conteziosi. “Hanno rimandato per ulteriori approfondimenti”, dice Strani, la verità è che una parte consistente della maggioranza uscente cinque stelle si è messa sulle barricate. “L’anomalia – ha chiuso l’assessore – è avere inviato le cartelle di tre anni e avere permesso alla Tre Esse di ignorare la perizia”. Una situazione difficile, rimarca Vincenzo De Gennaro imprenditore al tavolo del Cvtr, “l’unica cosa vera qui è l’aggio della TreEsse”. Una partita rovente che cade dritta sulle spalle del prossimo sindaco di Guidonia Montecelio.

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